Il 2017 è stato un anno di forti cambiamenti nella massima competizione automobilistica. Se infatti sulle vetture si sono avute delle novità per quanto riguarda il grip meccanico a causa di gomme più grandi e di un aumento dell’importanza relativa del carico aerodinamico, anche a livello politico non è cambiato poco. Ricorderete come il 18 gennaio di quest’anno il Consiglio Mondiale della FIA ha dato il via libera alla vendita della Formula 1 a Liberty Media, la quale si è presentata in completa rottura con l’amministrazione precedente targata Bernie Ecclestone.
Primissimi cambiamenti abbiamo già avuto modo di vederli attuati, come per esempio l’espressione delle velocità di punta sia in km/h che in miglia/h, così da colmare un certo gap comunicativo con il pubblico americano e l’introduzione dei “numeroni” sulle vetture così da essere più facilmente riconoscibili dalle tribune.
E’ però evidente che il grosso della questione si vedrà con la firma del nuovo Patto della Concordia che dovrà entrare in vigore nel 2021, ma una prima direzione che il circus deve intraprendere sta per essere tracciata con un solo obiettivo: aumentare il valore del prodotto Formula 1.
Questo è il mantra che la nuova direzione nelle figure di Chase Carey (CEO di Liberty Media), Sean Bratches (direttore commerciale) e Ross Brawn (direttore tecnico) si è data per i prossimi anni. La nuova triade, in conferenza stampa a Montreal, ha rimarcato gli obiettivi per i prossimi anni, a cominciare da Chase Carey il quale ha assorbito il malumore di molti piloti nel vedere allungare il calendario: “Dobbiamo migliorare la qualità dei Gran Premi, senza aumentare il numero delle gare”.
Poi c’è l’aspetto delle prestazioni delle vetture. Infatti, da molti anni ormai, si nota come le varie ere tecnologiche vengano dominate da una singola scuderia, chiudendo di fatto ad una lotta serrata per le posizioni di vertice. Su questo, Ross Brawn ha dichiarato: “Evitare situazioni di monopolio da parte di un singolo team, rilanciando la vera sfida in pista. I piloti, tra l’altro, ci stanno dicendo che con le vetture attuali questo non è più possibile”. Inoltre, su questo tema, c’è l’intenzione di intervenire sui regolamenti, evitando squilibri prestazionali nelle varie epoche tecnologiche. L’idea è quella di fare in modo che le risorse economiche non siano l’unico elemento caratterizzante per la prestazione di una vettura, creando così più imprevedibilità.
Infine c’è l’aspetto commerciale, quello che deve aprire ai nuovi attori della comunicazione mondiale, sfruttandoli al fine di colmare una certa distanza con gli appassionati e, perché no, aumentare il bacino di utenza così da attirare altri sponsor ed invogliarli ad investire di più. Su questo, Bratches ha dichiarato: “Dobbiamo rendere più gradevole il prodotto, sfruttarne al meglio le potenzialità, avvicinando i piloti alla gente attraverso gli strumenti offerti oggi dalla tecnologia”.
L’idea finale è dunque rendere la Formula 1 un prodotto interessante sul piano del business. Inoltre, bisogna sfruttare il fatto che ogni Gran Premio si sviluppi su più giorni per creare un “evento nell’evento” nei luoghi dove si corre. Bratches ha detto: “Il Gran Premio deve essere sinonimo di interazione immediata con il pubblico, diventando un vero e proprio evento social, valorizzando le città ed i luoghi in cui quest si sviluppano”
La mia opinione, sulla questione politica della Formula 1, è sempre la stessa. Fin quando non si ridiscute o addirittura abolisce il Patto della Concordia, queste sono tutte chiacchiere. Va detto, ad onor del vero, che si “vede” come la nuova proprietà sia americana, come per esempio il fatto di condurre alcune interviste sulla pista così da creare una sorta di “ring tra la gente” e questo è un piccolo passo verso il pubblico. Purtroppo però questo non basta e, fino a quando non si arriverà al nocciolo duro della questione, queste resteranno solo belle intenzioni.