Come abbiamo più volte riportato, pare che Liberty Media stia portando un effettivo cambio “generazionale” alla politica della Formula 1. Abbiamo potuto vedere già dei primi accorgimenti sul breve termine, a cominciare dal porre sul teleschermo l’equivalente in miglia/h delle velocità, così da colmare un certo gap comunicativo con la fetta di pubblico nord-americano, fino a migliorare la visibilità dei numeri e dei nomi del pilota sulla monoposto così da rendere una più facile lettura dagli spalti. Ma il nocciolo duro della questione, sul quale vedremo effettivamente un cambio o la continuità con la gestione Ecclestone, è il Patto della Concordia, ovvero quel contratto che i team firmano con la società che gestisce la Formula 1 stabilendo regole e ripartizioni del ricco budget incamerato dalla massima competizione automobilistica.

Proprio in questi giorni, Chase Carey ha lanciato la prima pietra, riferendo come il Concord Agreement crei un eccessivo divario tra i grandi team e quelli piccoli. Quello in vigore attualmente, firmato durante la gestione Ecclestone, sarà in vigore sino al 2020, anno in cui si dovrebbe, in teoria, rinnovare. Su questo, Carey ha esplicitamente detto che l’obiettivo a lungo termine è quello di superare il Patto della Concordia e cercare di perseguire un accordo complessivo migliore, che non presenti una continua rinegoziazione ogni 6 – 8 anni. L’idea infatti è quello di non dover ridiscutere ogni volta un nuovo accordo, in quanto si pone il problema che i singoli team pensino solo al proprio interesse personale. La volontà da parte dei nuovi proprietari è quindi quella di creare una visione comune tra le varie squadre che poi si sfideranno in pista, con un orizzonte temporale di circa 3 anni senza che però vi sia una scadenza “netta” come invece avviene adesso. Non c’è dubbio che quello che Liberty Media sta proponendo alla Formula 1 sia un vero e proprio cambio di paradigma, di filosofia e sarà conscia di dover superare diverse resistenze, in particolare dai big.

Se volete un mio parere, stando alle parole di Carey, oggettivamente si pone la questione in maniera diversa rispetto agli ultimi anni. Sulla sua fattibilità, al momento, rimango un po’ dubbioso in quanto prima di ridiscutere i termini delle entrate economiche ai team, bisognerebbe parlare delle uscite economiche che le squadre sostengono per mettere in pista le vetture, quindi credo che se prima non si darà un indirizzo tecnico, sportivo, non penso che si riuscirà ad eliminare un accordo che penalizza chi spende “di meno” e premia chi spende “di più”. Staremo a vedere.