Fernando Alonso è probabilmente uno dei piloti più chiacchierati, sia quando vince che quando perde. E’ senza dubbio un abile comunicatore, usa le telecamere nella maniera migliore, nei tempi, negli argomenti, quando deve mandare avvisaglie neanche troppo velate ad avversari e squadre, anche quelle per cui corre. E parte di quelle dichiarazioni, forse, derivano da una insopportabile sofferenza dell’essere Alonso, un pilota che comunque conta 2 titoli mondiali e 32 Gran Premi vinti in Formula 1, ovvero qualcuno che raccoglie, non a torto, una marea di aspettative, sa che avrebbe meritato sicuramente di più nella sua carriera ma nei numeri, complici forse delle scelte non proprio ben ponderate, risulta un “normale” campione del mondo, rispetto ai vari Hamilton e Vettel a cui, probabilmente, in pista ha poco da invidiare.

E allora, in un anno in cui il valore tecnico della vettura su cui corre rasenta il peggio, condizionato molto da quello che attualmente può essere considerato senza timore un fallimento tecnico della Honda, decide di prendere parte ad una delle competizioni più affascinanti, storiche, belle, pericolose, la 500 Miglia di Indianapolis. Un po' per sfruttare l’anno decisamente negativo ed avaro di soddisfazioni che sarà il 2017 in Formula 1 per i motivi sopra citati, un po' per gli organizzatori che stanno avendo un ritorno in termini di immagine, sponsor, seguito, che probabilmente non hanno mai visto. Come vedete sono in molti ad essere contenti di avere un Alonso in questa competizione, ma quello che a me interessa sottoporvi in questo articolo è la situazione del pilota.

Forse dovuto all’età che avanza, anche per i Dei della velocità, e a quella voglia di voler lasciare il segno e puntare alla famosa Tripla Corona, che si consegue vincendo il GP di Montecarlo, la 500 Miglia e la 24h di Le Mans, vinta al momento solamente da Graham Hill. Lo spagnolo, che nelle stradine del Principato di Monaco ha già vinto due volte, vuole qualcosa di diverso dagli altri. Ma oggettivamente la strada è impervia, difficile, come lo dimostra la classifica delle prime prove libere nella massima manifestazione automobilistica nord-americana, che hanno visto un Alonso qualificarsi in 19esima posizione, a dispetto del compagno che si è piazzato davanti a tutti. Quello che però traspare, dalla squadra di Michael Andretti, dai colleghi, dagli operatori del settore, è l’impegno, la dedizione e il know how che il pilota di Formula 1 porta con sé in America. 

Fonte immagine: Autoweek
Fonte immagine: Autoweek

Proprio il compagno di squadra del campione spagnolo in questa manifestazione, Marco Andretti, ha fatto un paragone tra il suo debutto a 19 anni e quello dell’Asturiano, che a tutti gli effetti risulta un esordiente tanto da aver dovuto eseguire il rookie test per ricevere il patentino necessario alla partecipazione. Andretti ha descritto il debuttante Alonso come uno che ha già molto da dare alla squadra, in termini di esperienza ed informazioni, ma che allo stesso tempo deve acquisire tutto quel bagaglio di informazioni, strategie, manovre, caratteristiche di questa gara. E su questo Alonso ha ammesso che il tempo di prepararsi è poco, che sarebbe oggettivamente pazzesco che un debuttante riesca a vincere la 500 Miglia e che per provare ad ovviare a ciò ha visto i video delle precedenti 3 edizioni della corsa, segnando una enorme mole di dati.

Potrebbe però essere un inizio, per perseguire un sogno, per lasciare un’impronta indelebile nel motorsport mondiale, per dimostrare di essere Alonso. Da appassionato di questo mondo, non posso che augurarglielo.