In un Gran Premio che ha consegnato alla Formula 1 il vincitore n°109 dal nome Valtteri Bottas e che è stato a detta di molti un po' soporifero, in realtà ci sono diversi aspetti da considerare.

In questo week-end, nella lotta al vertice, abbiamo avuto la bella notizia delle Ferrari entrambe in prima fila, se non altro per aver interrotto l’egemonia tedesca sul giro secco.

Nella gara va sottolineata la splendida partenza di Bottas che subito si è messo dietro le due rosse di Maranello, con una progressione eccezionale che fa quasi pensare a quel famoso boost di cui si è tanto parlato utilizzato allo start. Fatto questo, il finlandese della Mercedes ha tenuto saldamente la testa, mantenendo a debita distanza Vettel per poi rispondergli a suon di giri veloci per mantenere la leadership della corsa. Hamilton, limitato da alcuni problemi di natura termica sulle gomme, arriva a quasi mezzo minuto dal compagno di squadra, in una gara che non lo ha mai visto combattere per qualcosa, se non per un side by side in partenza con Raikkonen e Ricciardo.

Il week-end della Ferrari è stato senza dubbio positivo, anche se forse poteva trarne qualcosa di più. Se il sabato ha riportato a Maranello una pole position che mancava da Singapore 2015, in gara abbiamo avuto un ritmo gara consistente da parte di entrambe le vetture, con Raikkonen che stampa il giro veloce nelle ultime tornate. Ai dati bisogna registrare i 39 giri fatti con le ultrasoft da Vettel, a dimostrazione di come la SF70-H riesca ad essere più gentile sugli pneumatici rispetto alla Mercedes ed il ritmo gara impressionante che il tedesco della Ferrari ha impostato dopo il pit stop.

Nel confronto tecnico tra le due scuderie di vertice salta all’occhio quanto segue: la Mercedes sembra essere ancora un pelino avanti in termini di motore, sia per quanto riguarda la velocità di punta che per quanto riguarda l’erogazione della potenza stessa, come ha dimostrato la prestazione in partenza della vettura di Bottas. Da un punto di vista velocistico, infatti, allo speed trap dell’Autodromo di Sochi, la scuderia di Brackley era avanti anche di 12 km/h. Di contro invece la Ferrari sembrava più reattiva nelle curve tortuose, come infatti si evince dagli intertempi nel secondo e del terzo settore, sintomo che quindi i piccoli aggiornamenti portati qui da Maranello hanno funzionato in maniera corretta, notizia a dir poco ottima visto i pessimi risultati che lo sviluppo Ferrari ha avuto negli scorsi anni.

Nella lotta al vertice quindi, si esce da Sochi con un sostanziale equilibrio sia in termini prestazionali che di classifica iridata e l’appuntamento è rinnovato tra due settimane a Barcellona.

In casa Red Bull c’è molto da rivedere; se infatti Verstappen, quinto al traguardo, giunge con 1 minuto di ritardo con l’unica RB13 superstite, che quindi denota un deficit corposo in termini prestazionali, c’è da analizzare l’aspetto dell’affidabilità che per il momento ha contraddistinto in negativo la scuderia di Milton Keynes. In quattro gare, solo in Cina entrambe le vetture sono giunte all’arrivo, con Ricciardo fermato sia in Australia che in Russia e stessa sorte capitata a Verstappen in Bahrein; c’è da dire inoltre che sia ieri che la scorsa gara il problema è scaturito dall’impianto frenante. Dunque c’è bisogno di rivedere, probabilmente, alcune aree della vettura e non sappiamo se basteranno i cospicui aggiornamenti attesi per il Gp di Spagna tra due settimane.

Subito dietro troviamo le due Force India, sempre consistenti in gara, che riescono a sopravanzare rispetto alla qualifica le Williams che invece sul giro secco sembrano essere più performanti, almeno con Massa. Forse da rivedere la strategia del brasiliano, basata su due soste a dispetto degli altri che invece sono andati per un solo pit stop. Il più giovane compagno Stroll ancora denota una buona fetta di inesperienza, ponendo in essere la cosiddetta sindrome del piedino, tanto da “impaurirsi” di un avversario e produrre un testacoda senza arte nè parte.

A punti anche la Renault con l’unico superstite Hulkenberg (Palmer ritirato per incidente alla partenza con Grosjean) e la Toro Rosso con Sainz. Dietro tutti gli altri, a cominciare dall’altra Toro Rosso di Kvyat e dall’altra Haas di Magnussen.

Anonima la gara della Sauber, inesistente quella della Mclaren con Vandoorne 14esimo e Alonso costretto al ritiro nel giro di formazione. Francamente, nel rispetto supremo del lavoro di tutti, è difficile poter giudicare la Mclaren e la Sauber, molto spesso costrette a combattere con loro stesse. A questo annotiamo la notizia giunta in griglia dell’accordo stipulato tra la Honda e la scuderia elvetica, alla quale la casa nipponica fornirà motori dall’anno prossimo, ma soprattutto liquidità vista la situazione finanziaria non proprio rosea che sta attraversando il team Sauber. Risulta difficile pensare che la scuderia fondata da Peter Sauber avesse avallato l’accordo se non per questioni finanziarie, viste le negative prestazioni fornite dai motori Honda negli ultimi anni; risulta altresì probabile pensare che il motorista giapponese voglia continuare la sua opera di “ricerca” nelle corse automobilistiche e allora verrebbe da pensare ad una rottura imminente con la Mclaren.

Fanta Formula 1? Vedremo