Essere un pilota di Formula 1 non è mai semplice, né se ci si trova a guidare una Ferrari, nè al volante di un’Andrea Moda – per citare una delle vetture più sfortunate della F1. Il ruolo di pilota però diventa ancora più complicato quando nel contratto, vicino alla voce status, c’è scritto seconda guida. Quello della seconda guida è un ruolo sporco, faticoso, a volte lontano dalle luci del successo, anche se, probabilmente, il successo è merito suo. Rimane una condizione alla quale, se si vuole correre in F1, si deve sottostare; una sorta di compromesso, se così lo si vuol chiamare.
Se la vettura è fenomenale, può succedere che arrivino anche le soddisfazioni, ma difficilmente si arriva a fare meglio della prima guida, la punta di diamante su cui il Team punta tutto. Ed è proprio quando il team punta tutto su un pilota, che la seconda guida rischia di essere oppressa, di trovarsi lì solo perché è un buon pilota che rispetta gli ordini.
Proprio gli ordini di scuderia, che siano ben visti o meno, fanno parte da sempre della F1, anche ai tempi di Ascari e Fangio, per arrivare all’era Schumacher e poi ai vari Alonso, Vettel ed Hamilton. Ed è proprio l’inglese al centro dell’ultimo episodio incriminato nel recente Gran Premio del Bahrain.
BOTTAS L'ULTIMA VITTIMA - Il primo ordine era arrivato in Australia, quando dal box Mercedes avevano chiesto al finlandese di congelare le posizioni, lui terzo e Hamilton, in difficoltà, secondo. Il vero colpo duro però è arrivato nella gara del Bahrain, quando Bottas è stato richiamato tre volte dai box, al fine di favorire il più titolato compagno di Team. La prima volta il muretto aveva ritirato tutto e i due piloti avevano continuato a correre senza problemi, fino al secondo Team Radio, quando dal muretto hanno chiesto al pilota finlandese di far passare Hamilton, più veloce di lui ed in lotta a distanza con Vettel. Il finlandese senza replicare aveva ceduto così il passo al compagno. Con il prosieguo della gara, tra un pit e l'altro, Bottas si era trovato in seconda posizione alle spalle di Vettel, ma con un ritmo non inferiore a quello di Hamilton, distante quasi 10". Ma ecco che arriva il terzo TR: "Valtteri, Lewis è più veloce". Un discorso che ricorda da vicino quello tra Rob Smedley e Felipe Massa, durante il Gp di Germania 2010. Alla fine, Bottas, è stato costretto ad alzare il piede e a far passare il pilota inglese, che comunque non è riuscito a rimontare Vettel, che è andato a trionfare sul traguardo di Al Sakhir proprio davanti ai due Mercedes.
Un'opzione che raramente viene utilizzata da Wolff e soci, ma che in questo caso è stata necessaria per far perdere meno punti possibili ad Hamilton da Vettel. E questo è, forse, un altro segno della paura che a Stoccarda regna quando si guarda verso Maranello.
LE ALTRE VOLTE - Proprio la Ferrari è stata spesso al centro di polemiche riguardo gli ordini di scuderia, il caso più recente ed eclatante è il famoso discorso già citato tra Massa e il suo ingegnere Rob Smedley, che dopo aver ricevuto una lamentela da Alonso, più veloce del compagno, fu costretto a richiamare il suo pilota: "Felipe, Fernando is faster than you", 6 parole, ma che ad un pilota fanno più male di una coltellata. Massa, così come Bottas, è un pilota che non crea problemi al box e così, quel giorno, il brasiliano decise di farsi da parte e di far passare il compagno, più veloce e pronto all'assalto al terzo iride, quell'iride che poi svanirà all'ultima gara.
Quell'episodio segnerà l'inizio di una polemica infinita, che porterà la Ferrari a pagare una multa da 100 mila dollari, per aver violato un articolo del regolamento che era stato introdotto a seguito di quello che può essere considerato il più grande ordine di scuderia della storia della F1.
Circuito dello Spielberg, per i nostalgici A1 Ring, anno 2002 e a dominare la scena c'è sua maestà il Kaiser Schumacher. La gara è un monologo Ferrari, con Barrichello davanti e Michael dietro, ed ecco che arriva il punto di svolta. Nonostante Schumi stesse dominando il mondiale, dal muretto arriva l'ordine a Barrichello di lasciare la vittoria al tedesco. Il brasiliano sembra ignorare le richieste del muretto Ferrari, salvo rallentare in modo plateale all'ultimo giro e farsi superare da Michael proprio sul traguardo. Schumi vince, Barrichello 2° non nasconde la sua frustrazione, ma sul podio arriva il momento del pubblico ed ecco che per la Ferrari non ci sono i classici applausi, bensì fischi a catinelle: il pubblico non ha apprezzato l'orrido spettacolo offerto dal team italiano. Schumi tenta di rimediare e fa salire sul gradino più alto Barrichello, consegnandogli il trofeo del vincitore. Alla fine la punizione è più pesante per il team, un milione di multa ed in più vengono banditi gli ordini di scuderia. Schumi, per scusarsi con il compagno, ricambia il favore il Gp successivo negli States, dove domina, salvo farsi superare dal compagno sulla linea del traguardo con un distacco di soli 11 millesimi, un niente.
Schumacher era stato protagonista di un ordine di scuderia nel 1999 per favorire il suo compagno Eddie Irvine, diventato prima guida dopo il suo terribile incidente di Silverstone, e in lotta per l'iride. Schumi era al rientro ma aveva dominato tutto il week-end, prove, qualifiche e gara, fino a tre giri dalla fine, quando si spostò e lascia involare il compagno verso la vittoria ed un +6 in classifica che poteva essere decisivo a Suzuka. Alla fine il mondiale è andato comunque ad Hakkinen, che sfruttò tutti gli errori Ferrari in Giappone e andò a vincere il mondiale 1999.
In casa Ferrari, però, quell'anno, per sostituire Schumacher si era puntato sul giovane e talentuoso Mika Salo. Un altro finlandese che in Germania si stava involando verso la prima vittoria della sua carriera, ma che fu costretto a favorire il meglio piazzato Irvine.
Questi sono i più noti eventi della storia recente, ma potremmo andare ancora più indietro, anche agli anni dei pionieri, con Fangio che nel 1955 cedette, in modo anch'egli plateale, la vittoria al compagno di team Stirling Moss, che in casa, a Silverstone, andò così a vincere il suo primo Gp della carriera. Lo stesso Fangio dovrà, poi, ringraziare il compagno Collins, che, nel 1956, decise di cedere la sua Ferrari a Fangio (cosa allora ammessa dal regolamento), rinunciando così a vincere il titolo mondiale, a vantaggio dello stesso argentino.
20 anni dopo circa anche la Lotus deciderà di usare una feroce gerarchia in squadra, favorendo nettamente Mario Andretti nella corsa all'iride, pur penalizzando un talento come Ronnie Peterson, al quale spesso e volentieri venivano affidate vetture poco competitive, che solo con il suo talento lo svedese riusciva a portare al successo.
Non sono forse i momenti più belli della F1, ma si deve accettare anche questo, in una competizione dove a farla da padrone sono sempre più strategie e furbate varie messe in atto dai team per favorire un pilota, rispetto ad un altro, solo perché questo sembra più adatto a lottare per un traguardo rispetto al compagno/rivale.