Terzo appuntamento del Mondiale di Formula 1, e secondo acuto della Ferrari con uno strepitoso Sebastian Vettel. Il pilota tedesco ripete l'exploit australiano dell'esordio e porta a casa la vittoria anche nel Gran Premio del Bahrain. Una condotta di gara ai limiti della perfezione, sia da parte del tetra-campione del mondo che da parte degli uomini ai box, i quali hanno gestito nel migliore dei modi le risorse a disposizione di Seb. Messi ancora una volta in riga i due della Mercedes, con Lewis Hamilton che ha fatto e disfatto di tutto prima di portare a casa il secondo posto davanti a Valtteri Bottas, mentre la top five è completata da Kimi Raikkonen e Daniel Ricciardo. Ripartiamo da qui per la nostra ormai consueta rubrica con i pollici in su e i pollici in giù di questo terzo weekend iridato per il 2017.
PERVETTEL - Chi vi scrive sopporta a fatica questo gioco di parole con il cognome del vincitore di ieri sera. Sarà che sentirlo per quattro anni di fila in epoca Red Bull non è stato facile da digerire, ma davvero non esiste un aggettivo diverso per giudicare la gara disputata in Bahrain dal pilota della Ferrari, che fin dal primo metro percorso ha dimostrato di avere qualcosa in più rispetto al resto del lotto dei partecipanti. Una partenza con il coltello tra i denti per raggiungere l'obiettivo massimo, ovvero mettersi tra Bottas e Hamilton per poi dare la caccia al finlandese. Dopodichè ci si è messa la Ferrari a compiere il secondo capolavoro, quello decisivo: sosta ai box anticipata rispetto alla concorrenza, gomma rossa e via a bruciare l'asfalto, rosicchiando secondo dopo secondo e restando davanti alle Mercedes nonostante l'uscita della safety car per il contatto Stroll-Sainz. Seb più forte anche dell'"inganno tedesco", con Bottas usato come esca per favorire la rimonta di Hamilton: niente da fare, Vettel e la Ferrari ne avevano di più ancora una volta. E ora si può sognare.
CAMPIONE A METÀ - Lewis Hamilton rimane in scia al vincitore di Sakhir, ma è abbastanza facile sostenere che la mancata vittoria possa essere in parte da addebitare alla sua coscienza. Una leggerezza di un paio di secondi, forse meno, ignorando del tutto il fatto che la presenza di Ricciardo alle sue spalle rendesse chiaramente più evidente la sua manovra. Far raffreddare la sua vettura per un paio di secondi è costato carissimo al pilota inglese, costretto prima ad arrancare alle spalle di Bottas e poi a fermarsi cinque secondi più del previsto per effettuare l'ultima sosta. La rimonta finale, fatta più di rabbia che di talento e per giunta con un solo sorpasso (se proprio vogliamo definire tale quello su Bottas) da effettuare in pista, non è bastata per concedere il bis e per tenersi dietro Vettel, tanto in Bahrain quanto nel Mondiale. Ora la Ferrari, per una semplice questione scaramantinca era stata messa davanti alla Mercedes dallo stesso Hamilton nelle previsioni della vigilia, diventa un pericolo reale nella corsa al poker iridato.
ROSA SHOCKING - Gara dopo gara, la solidità della Force India torna ad essere una certezza per il "mondiale degli umani". Continua ad essere costante la presenza delle vetture di proprietà di Vijay Mallya alle spalle delle migliori del lotto - ovvero Mercedes, Ferrari e Red Bull - e anche con distacchi piuttosto contenuti, se consideriamo che Sergio Perez ed Esteban Ocon sono spesso in mezzo al traffico e ingarellati in duelli molto belli da vedere. Il pilota messicano ha chiuso in Bahrain al settimo posto, con un distacco da Daniel Ricciardo (quinto a Sakhir) nettamente inferiore rispetto a quello accusato dall'australiano rispetto a Vettel (23" contro oltre 39"). Ancora molto buona anche la prova dell'ex pilota della Manor, che dimostra nuovamente di avere chiara coscienza del mezzo a propria disposizione e riesce a farlo valere nelle lotte che valgono un posto in zona punti: ancora una decima piazza per lui e ancora punti messi in cascina. In India si può gioire e si può respirare, il motore Mercedes lavora bene e le risatine sulla colorazione della livrea lasciano ora spazio a commenti positivi.
PALESE GENUFLESSIONE - Facciamo un discorso a priori: chi vi scrive non è nè palesemente a favore, nè chiaramente contro i giochi di squadra. Tuttavia, non è stato molto carino ed elegante il trattamento a cui è stato sottoposto Valtteri Bottas durante il Gran Premio del Bahrain. La scuderia tedesca avrebbe potuto gestire in maniera molto diversa la condotta di gara del finlandese, se non altro per consentirgli di onorare in ben altra maniera la prima pole position ottenuta in carriera. E invece, dopo i primi giri condotti in testa con Vettel che quasi impazziva alle sue spalle, ecco che arriva il primo ordine di scuderia: "Lewis è più veloce di te", un invito velato ma non troppo a far passare Hamilton, inizialmente non eseguito e poi svolto con un costante rallentamento fino al momento del sorpasso. Una scena che si ripeterà nell'ultima fase di gara. Bottas sembra riuscire a tenere un buon ritmo nonostante il compagno di box fosse indiavolato, ma ecco che nel giro di 3/4 tornate Lewis recupera dieci secondi sull'ex Williams, che si lascia infilare in maniera palese. Non esprimiamo giudizi, bensì profondo dispiacere per il trattamento ricevuto da Valtteri.
IL RITORNO DI MAD MAX - Lo diciamo chiaramente, su Max Verstappen nutrivamo legittime aspettative per la gara di Sakhir. La sua prova della settimana scorsa in Cina ci aveva fatto capire che l'olandese era ormai prossimo ad abbandonare l'atteggiamento da bambino viziato per diventare un pilota vero, capace di mischiare grandi sorpassi a una gestione comunque oculata della corsa. E invece, la prova del Bahrain è durata appena 12 giri per il pilota Red Bull, il quale non è stato capace di tenere la macchina in pista pochi secondi dopo aver effettuato il pit stop. Uscita dalla pit lane, quattro o forse cinque curve prima di un dritto che faceva terminare la corsa della vettura austriaca sulle barriere. Uno 'zero' in classifica che rischia di pesare tantissimo anche nel confronto diretto con Ricciardo, il quale non sta dimostrando granchè in questo avvio di Mondiale, ma continua a mostrare uno stile di guida più volto a portare a casa la pagnotta. Non è così che si vincono i titoli, ma è molto meno frequente mandare la macchina sui guard-rail.
ABBANDONANDO - Ci eravamo ripromessi di non tornare a parlare dello stato quasi di coma vegetativo in cui versa la McLaren Honda, ma quanto si è visto nella domenica di Sakhir non può passare inosservato. In primis con la mancata partenza di Stoffel Vandoorne per problemi alla power unit e con la conseguenza impossibilità anche solo di iniziare la corsa. Poi ci ha pensato Fernando Alonso a rincarare la dose, più con i suoi ormai proverbiali team radio che con una prova sottotono. Anzi, il pilota spagnolo ha sfoderato ancora una volta la sua spettacolare abilità alla guida, con una lotta prolungata con piloti meno esperti di lui, ma dotati comunque di un mezzo nettamente migliore. Vedere l'ex ferrarista al duello con gente come Wehrlein, Kvyat e Palmer - con tutto il rispetto parlando - e subire una simile umiliazione ci ha fatto stringere il cuore. Poi il mesto ritiro ad un giro dalla fine, anch'esso per problemi al propulsore Honda, che più che il fiore all'occhiello della vettura britannica sembra esserne diventato la causa di tutti i mali.