Era un copione a cui eravamo abituati da oltre due anni: Mercedes davanti e Ferrari a seguire e lottare con la Red Bull. A Melbourne tutto stravolto, perché in testa, a fare il passo, salvo i primi giri, c'è stato Sebastian Vettel e la sua Ferrari, che hanno potuto seguire la strategia più congeniale alle nuove caratteristiche della SF70H.
Il rientro anticipato di Hamilton a causa del decadimento repentino delle gomme è stato il punto chiave della gara, ma i meriti sono anche della vettura e non solo degli strateghi, che hanno fatto pur sempre un ottimo lavoro. Una situazione molto simile a quello che succedeva lo scorso anno, con Ferrari che inseguiva e Mercedes che spingeva a tutta e salvava le gomme, tanto da permettersi uno stop in meno. Per permettere ciò a Maranello si è lavorato alla grande sulle sospensioni, come si è notato nel box di Albert Park, dove senza protezioni e paraventi, si è scoperta una Ferrari dalle soluzioni aerodinamiche molto raffinate.
Fortunatamente si è potuto apprezzare, senza il musetto, le canalizzazioni sdoppiate della S-duct, molto simile a quello della Mercedes 2016, che copre l’area della scocca dove sono posizionati gli elementi della sospensione. L'altezza del telaio è stata diminuita e così è stato possibile montare tutti gli elementi della sospensione all'esterno della vettura, così da rendere più semplici gli interventi di manutenzione sulla vettura, soprattutto nelle fasi di qualifica (con questo sistema Vettel, probabilmente, sarebbe potuto ripartire durante la Q1 di Singapore, dove fu eliminato a causa della rottura di una sospensione). Classica, ma pur sempre apprezzabile, la sospensione anteriore, dotata di barra anti-rollio, anch’essa esterna al telaio. Cambia invece la posizione degli ammortizzatori, incastonati centralmente in una sorta di V, con i bilancieri che contengono le barre di torsione, con un'angolo di inclinazione molto elevato, così da ridurre i fenomeni di movimento oscillatorio, soprattutto a livello longitudinale (beccheggio). L'occhio però ricade maggiormente sul terzo elemento orizzontale idraulico, che ha due funzioni, quella di gestione del rollio e del beccheggio dell’avantreno.
La sospensione della nuova Ferrari non segue quindi l'empio e la strada percorsa da Mercedes e Red Bull, ma ne ha preso in prestito gli effetti dinamici e di gestione dei pneumatici. I cambiamenti radicali spesso espongono al rischio di errore ma spesso paga e a Maranello sembra che si sia dato sfogo alle risorse progettuali. Forse alla base del cambiamento c'è il non seguire più la classica struttura verticistica, accentrata intorno al direttore tecnico.
Tutto ciò sembra far capire che la nuova SF70H è nata sotto i migliori auspici, sia dal punto di vista della potenza sprigionata da PU, sia sotto il punto di vista dell'efficienza aerodinamica, che lo scorso anno era stato il vero tallone d'Achille della vettura, insieme alle gomme. Proprio le gomme erano state il problema più grave della Ferrari, ma ora sembra che la Ferrari sia finalmente in simbiosi con le calzature Pirelli.
Ora c'è da dare un seguito alla prestazione del Gp d'Australia e per farlo servirà essere al passo delle Mercedes anche in Cina e nei Gp successivi.