Si sapeva già da qualche tempo che le nuove F1 sarebbero state estreme, ma dopo i primi test invernali se n’è avuta la conferma in pista.
Per rendere l’idea bisogna tornare indietro nel tempo, nel periodo d’oro della F1, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, dove a farla da padrone erano le auto inglesi, le così dette wings car. Auto estreme, pericolosissime e velocissime, capaci di affrontare curvoni da fare in apnea a velocità inimmaginabili oggi. A rendere ancora meglio l’idea, c’è un aneddoto di Patrick Tambay che risale al 1982, quando il francese si trovò a sostituire il povero Villeneuve, dopo la sua morte, in Ferrari. Il buon pilota transalpino una volta, durante un week-end monzese, raccontò ad alcuni giornalisti: “In determinati curvoni, come ad esempio la curva Parabolica a Monza, il cervello ti dice di rallentare e il piede si solleva dall'acceleratore, ma tu sai benissimo che non puoi farlo e quindi spingi a fondo, finché a un certo punto il sangue ti riempie gli occhi e non vedi più la pista”.
Con l’abolizione delle minigonne e di tutte le soluzioni estreme di quel periodo, si andò via via verso una diminuzione dei rischi, ma ciò che accadeva in quegli anni è rimasto a lungo un monito per tutti, dai progettisti alla FIA. Purtroppo però, secondo quanto raccolto durante la prima sessione di test a Barcellona, il problema sembra ritornare ad affiorare. Dai primi dati ottenuti durante i test, è emerso che in alcuni curvoni veloci, come la curva 3 di Montmelò, i piloti siano sottoposti ad una forza pari a 7G. Non tutti i piloti hanno la resistenza fisica adatta a sopportare queste sollecitazioni e dunque ecco che nasce il rischio che in Gran Premi dove a farla da padrona saranno il caldo e l’umidità qualcuno possa non reggere, fino ad arrivare ad avere gravi problemi di natura fisica.
A conferma della difficoltà dei piloti nel lottare con queste vetture arriva Lewis Hamilton: “Sto trovando la macchina più fisica da guidare rispetto al passato: è molto più veloce nelle curve, la forza che senti sul corpo e il collo è molto più elevata. Ho lividi e colpi in posti in cui non li avevo mai visti prima anche se sto fisicamente bene e mi sono allenato molto in inverno per essere ancor più pronto".
Una previsione che era già stata fatta ad inizio anno da Zak Brawn, capo progettista McLaren. Alla base di tutte queste difficoltà ci sarebbero, oltre alle dimensioni delle vetture, più larghe e basse, anche le maggiori dimensioni degli pneumatici, che facendo più presa a terra, garantirebbero una maggiore tenuta e dunque una maggiore velocità in curva.
Il 7 si tornerà nuovamente in pista e si cercherà di capire se davvero queste F1 siano così estreme come sembra.