15 titoli mondiali, 123 vittorie: parliamo chiaramente di Giacomo Agostini, leggenda delle due ruote e figura iconica del motomondiale. E' stato intervistato da La Gazzetta dello Sport, spaziando fra il ripercorrere la sua carriera e la trattazione di temi d'attualità attinenti i motori.

ONORI E ONERI Essere il pilota ad aver conquistato più titoli di tutti è motivo di grande onore per il bresciano, che afferma "per me ciò significa orgoglio e gioia, soprattutto quando il tuo sport è passione e amore. Papà aveva macchina e moto, ma io gli rubavo sempre e solo la moto. Nasci con questo grande amore e quando hai successo che gioia..". Passa poi a ricordare alcuni momenti significativi dei primi tempi in cui ha iniziato con le corse, fin da piccolissimo: "vincevo le gimkane e tornavo a casa la sera felice, un sacchettino di cioccolata come premio. Vai avanti e vinci un titolo italiano, la prima gara... Mi chiedono del ricordo più bello: non posso dirne uno, ma ricordo quando si partiva con la mia Morini comperata a rate sistemata sul carrello dietro alla mia macchina. Io e due meccanici — uno in realtà era panettiere—, la cassetta con pane e salame, le bustine di idrolitina per fare l’acqua minerale, le cotolette della mamma, e via 2-3 giorni, per tornare a casa con la coppa. È una gioia anche ora che ci ripenso. Non dimentico queste cose.".

Alla domanda se l'essere un mito sia stato un peso, Agostini risponde che "non è stato un peso, anche se a volte speri che finisca presto. La scorsa settimana ero a un evento benefico con 350 persone. E
sono state 350 domande, strette di mano, chi più sudata, chi
meno sudata, le fotografie... È pesante perché io sono solo contro 350 persone, però ti dici anche “bello che ci sia gente che si ricorda ancora di me”. Si vede che ho dato qualcosa
".

SU ROSBERG Era inevitabile che venisse chiesta l'opinione di un grande campione sul ritiro di Rosberg dalle corse dopo aver vinto il titolo mondiale, notizia che ha lasciato uno strascico di pareri contrastanti. L'ex pilota si mostra decisamente stupito della decisione del tedesco, chiedendosi addirittura se ciò che lo ha mosso a intraprendere una carriera in F.1 sia stata la passione per i motori o la mera ricerca del successo. "Non capisco, davvero. - dice Ago - E mi chiedo: correva perché aveva una gran passione o solo pervincere un titolo? Ci vuole anche coraggio, avrà rinunciato almeno a 20 milioni. Ha lasciato una cosa che ho sognato da quando son nato, vedi Totti che a 40 ancora non smette.... Io quando mi sono ritirato ho pianto tre giorni. Nico ha fatto un po’ come Stoner, anche se per Casey il discorso è diverso. Però quando vedi qualcuno che ha il dono di essere un Michelangelo e lo butta via...".

SU ROSSI Altrettanto inevitabile è la solita domanda riguardante Valentino Rossi, considerato dai più l'erede di Agostini. Quando gli viene chiesto di tracciare un parallelismo tra lui e Valentino, dice che "Per arrivare in alto servono talento, voglia ed intelligenza. Abbiamo avuto entrambi questi grandi doni. E anche lui ha la testa. Tutti i grandissimi atleti si assomigliano, bisogna essere un po’ “bastardi”, non puoi essere un gentleman, perché tu come obiettivo hai quel trofeo. E se lo sei, non vincerai mai. Chi oggi potrebbe eguagliare
o battere il mio record di vittorie è Valentino. E
poi Marquez, lui sarà il nuovo Rossi, ma non so se io sarò ancora qui. Valentino a quasi 38 anni sta facendo grandi cose, quest’anno è andato forte, è migliorato in qualifica, ma ha
anche fatto quel paio di errori che lui poteva anche non fare".