Dopo l’ennesima gara deludente a Maranello si spera soltanto di finire al più presto la stagione, soprattutto ora che alla fine manca un solo Gp, quello di Abu Dhabi,  da sempre indigesto ai colori del Cavallino, che non solo non ha mai trionfato sul circuito arabo, ma nel 2010 ha visto sfumare un mondiale quasi sicuro con Fernando Alonso. L’ultimo Gp, quello del Brasile, invece, è soltanto l’ultimo di un lunghissimo elenco delle gare negative della stagione, iniziata sotto i migliori auspici, ma peggiorata sempre più per risultati e prestazioni. Ad Interlagos, mentre Hamilton volava e Verstappen dava spettacolo sotto il diluvio, con una macchina perfetta, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen  (anche se solo per qualche giro) hanno dovuto lottare con una vettura inguidabile, che solo 24 ore prima aveva sorpreso tutti piazzandosi alle spalle delle due Mercedes, in qualifica. La risposta a tale prestazione, è stata subito svelata in gara: la Ferrari per il week-end paulista aveva puntato su un assetto da asciutto, sperando in un meteo clemente sia per le prove, che per la gara. Inizialmente la scelta ha ripagato, ma l’arrivo della pioggia nel pre-gara ha mandato in allarme il muretto, impreparato per questa evenienza.

Fonte: dal web
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La macchina sin da subito si è mostrata troppo scarica e inadatta alla pista allagata e a pagarne il prezzo sono stati i due piloti. Vettel è stato protagonista di un testacoda senza grosse conseguenze, se non quella di perdere tempo, nato dal contatto tra la ruota ed un cordolo bagnato. A pagare a caro prezzo l’errato setup della Sf16 è stato Kimi Raikkonen, che dopo la seconda ripartenza in seguito all’entrata In pista della Safety-Car, è finito in acquaplaning andando ad impattare contro le barriere. Il finnico è stato miracolato, perché alle sue spalle c’era tutto il trenino delle monoposto, che non vedevano nulla a causa dell’acqua che si sollevava. Alla fine, mentre Raikkonen deluso assisteva alla gara, Vettel di buon animo recuperata posizioni su posizioni, risalendo fino al 5° posto, dimostrando una grande caparbietà e tanta voglia di far bene, nonostante una vettura non ottimale. 

Se il Brasile fosse stato un evento isolato, il mondiale Ferrari potrebbe anche essere un mondiale da 10, ma questo di San Paolo è soltanto l’ultimo tassello di un puzzle da film dell’orrore, fatto di ritiri, errori e figuracce. Nonostante i tanti problemi di affidabilità che avevano colpito la neonata vettura italiana, la stagione era partita con le migliori previsioni, tanto che il presidente Marchionne stesso aveva pronosticato una vittoria Ferrari nel primo Gp dell’anno a Melbourne. E per poco la previsione non si avverava in quel di Albert Park, se non fosse stato per un errore del muretto, che tentò l’azzardo con Vettel, montandogli gomme SuperSoft, così da obbligarlo a fare una sosta in più rispetto alle due Mercedes, scelta che gli costò la vittoria, mentre Raikkonen fu costretto al ritiro. Dopo qualche difficoltà, dovuta all’affidabilità del veicolo, in Romagna sono spuntati nuovi problemi: primo su tutti l’addio forzato di James Allison, dovuto alla morte improvvisa della moglie. Senza il faro del progetto a Maranello si è persa la retta via, ed ecco che mentre le altre scuderie crescevano, Ferrari peggiorata addirittura. In Canada, ancora Vettel prova a frapporsi tra una Mercedes e la vittoria, ma ancora una volta è il muretto ad ammazzare i sogni di gloria del tedesco, ancora una volta con una strategia suicida, che gli consente di chiudere soltanto al 2° posto, alle spalle di Lewis Hamilton, che vince e ringrazia. 

Fonte: dal web
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Dal successivo Gp d’Europa il bottino diventa magro, troppo per un team che una volta dettava legge in tutto il mondo dei motori. In 13 Gp soltanto 3 podi, l’ultimo a Monza, 8 Gp fa, quando Vettel chiuse 3° davanti al compagno Raikkonen e dietro, lontano anni luce, dalle Mercedes. Arrivabene ha detto che la Ferrari darà tutto anche ad Abu Dhabi, ma non ci sarà molto da fare. Difficile, impossibile, vedere la Ferrari lottare per la vittoria e anche il podio sembra un’utopia, poiché la Red Bull è cresciuta tanto da scappare via e rubare il posto di antagonista alla Ferrari. 

Ora a Maranello si cerca la svolta, quella decisiva, ma nell’aria non tira nulla di buono, anche perché il progetto 2017 parte tra mille dubbi e poche, pochissime, certezze.