L’episodio che ha visto coinvolti Sebastian Vettel e i due piloti della Red Bull, Max Verstappen e Daniel Ricciardo, ha alimentato le polemiche nel post gara della tappa messicana del mondiale di Formula 1. Sin dal primo momento in cui Verstappen ha tagliato la chicane resistendo all’attacco di Vettel è parsa chiara a tutti l’irregolarità della manovra, tanto che il pilota tedesco ha letteralmente dato in escandescenze comunicando col team via radio, dal momento che il pilota olandese non è nuovo a comportamenti al limite (e anche oltre) del regolamento per i quali tuttavia finora mai era stato sanzionato: è sicuramente stato qualcosa che avrebbe fatto innervosire qualunque pilota, a maggior ragione nel caso di Vettel e della Ferrari, che si ritrovavano negli ultimi giri della gara con una ghiotta opportunità di centrare un podio che manca da Monza, ovvero quasi da due mesi.
Sebbene sia riuscito a rimanere calmo nel guidare, il pilota della Rossa ha iniziato a inveire via radio contro Verstappen e ha rivolto ingiurie anche contro il direttore di corsa Charlie Whiting, reo di non aver preso immediatamente provvedimenti contro la manovra irregolare del pilota della Red Bull (cosa che gli sarebbe potuta costare una penalizzazione o addirittura una squalifica per il prossimo appuntamento in Brasile). Tuttavia analizzando bene la stagione del tedesco si può notare come il nervosismo non sia qualcosa di nuovo e causato solo da quanto accaduto in Messico, ma abbia un’origine più lontana nel tempo.
Il 2016 per la Ferrari doveva essere l’anno della sfida alla pari con la Mercedes per il titolo, e in questo senso andavano le parole di Marchionne e di Arrivabene. La pista, che è arbitro imparziale e che dice sempre la verità, ha dimostrato che la realtà è stata poi ben diversa dalle aspettative, con la Mercedes lontanissima e con la Red Bull che da metà stagione in poi è stata costantemente davanti alla Rossa di Maranello. Tutto ciò ha creato un clima di delusione all’interno del team, ma forse ancor più su Vettel, in quanto il suo sogno atavico è quello di vincere con la Ferrari emulando quando fatto dal suo idolo e connazionale Michael Schumacher. Questo nervosismo si è visto più volte in pista, specialmente alla partenza delle gare quando si ha l’opportunità di guadagnare posizioni con un buono scatto, e come esempio di quanto appena detto si può citare l’incidente alla prima curva dopo lo start in Malesia, per il quale il tedesco è stato penalizzato nella gara successiva. Intervistato tempo fa sul suo momento difficile, Sebastian disse “io non sono una persona paziente, ma il mio sogno è vincere con la Ferrari e se devo aspettare lo farò”: dichiarazioni che indicano amore per la Rossa, e vanno nella stessa direzione del suo atteggiamento, pronto spesso a difendere il team ed incline a chiedere di più da sé stesso quando le cose non vanno, ma che celano comunque una certa delusione.
La speranza di tutti gli appassionati è che la Ferrari per il 2017 pur tra molte difficoltà metta a disposizione dei suoi piloti una vettura in grado di competere realmente con la Mercedes e la Red Bull, per evitare che il sogno di Vettel non diventi un incubo senza fine.