È il circuito più amato dagli italiani, è la pista che ha fatto la storia della Formula 1, un circuito che ha sempre regalato gioie...e dolori. Parliamo dell'Autodromo Nazionale di Monza, una pista su cui sono state scritte pagine indimenticabili della storia dell'automobilismo e della F1. Le gioie, qui in Italia, sono quasi tutte per il Cavallino, ma anche i dolori e le tragedie hanno spesso colpito i colori Ferrari.
LE TRAGEDIE
1955, la tragedia di Ascari: 26 maggio 1955, siamo nell'età dei primi pionieri della Formula 1, pochi giorni prima a Montecarlo si è sfiorata la tragedia. Ciccio -nome d'arte di Alberto Ascari- ha rischiato la vita, finendo in mare durante il Gp. Soltanto 4 giorni dopo squillò il telefono di casa Ascari, dall'altro lato della cornetta ci sono Gigi Villoresi ed Eugenio Castellotti, due grandi amici di Ciccio, che lo invitano a Monza per test della nuova Ferrari. Ascari si presentò in abiti civili, ma alla fine della sessione di prove chiese di fare alcuni giri di prova. Al terzo giro, l'ultimo, all'altezza della curva del Vialone (che poi fu ribattezzata in memoria di Ascari), la macchina si capovolse schiacciando il pilota che morì sul colpo. Un incidente che rimane un mistero tutt'oggi, circondato da aloni di coincidenze e superstizioni, che collegano la morte di Alberto a quella del padre Antonio Ascari, anche lui pilota. Entrambi morirono a 37 anni, entrambi in una curva a sinistra, entrambi alla guida di una Ferrari.
1961, la morte di Wolfgang Von Trips: È il 10 settembre 1961 e a Monza va in scena il penultimo appuntamento del Mondiale di F1 1961, una stagione dominata dai piloti Ferrari Von Trips e Hill, con il primo che è in vantaggio sul secondo in classifica. Von Trips sembra avviato verso il suo primo mondiale, in un anno incredibile per lui, dove ha centrato le sue prime vittorie dopo 4 anni di delusioni. Von Trips però non sarà accolto a fine gara dai tifosi in festa, ma alla fine del secondo giro, al curvone della Parabolica, ad aspettarlo c'è la morte. Clark prova il sorpasso all'interno della Ferrari del Barone di Colonia, le due vetture si agganciano e la Ferrari dopo aver sbattuto sul terrapieno, decolla. Oltre le protezioni, in mezzo si tifosi: è una strage, moriranno 12 tifosi e il povero Von Trips, che per di più perderà il mondiale, che andrà nelle mani del compagno Phil Hill. Quel giorno a Monza però non ci sarà festa, così come non ci sarà la Ferrari al GP successivo, negli States, in segno di lutto per la perdita di "Un giovane di grande nobiltà d'animo", come lo definì Ferrari pochi anni dopo. La tragedia del 10 settembre resterà la più grande tragedia della F1, e quel Gp più che per il trionfo di Hill verrà ricordata per la tragedia del Barone Von Trips.
1970, il re senza corona... Jochen Rindt: è la storia di Jochen Rindt, primo pilota austriaco (tedesco di nascita) a vincere il titolo mondiale, e anche primo e ultimo a vincerlo dopo la sua morte. Si, perchè la storia mondiale di Jochen è una storia triste, una stagione dominata da lui e dalla sua Lotus 72 (a cui si alternava la vecchia, ma sempre competitiva Lotus 49), che lo vide arrivare a Monza con 37 punti sul rivale Ickx, 2° in campionato ed unico capace di interrompere il dominio dell'austriaco. 9 anni dopo la tragedia di Von Trips, Monza decide di strappare al mondo dei motori un altro dei suoi figli più talentuosi, ancora una volta alla staccata della Parabolica. Al momento della frenata dell'austriaco, un disco dei freni si tranciò di netto a causa delle sollecitazioni a cui era sottoposta la vettura e il malcapitato Rindt perse il controllo della sua 72, andando a sbattere contro le protezioni, con la ruota che si infilò in una buca creata dai tifosi per entrare nell'autodromo. Nonostante i soccorsi puntuali, il pilota ventottenne della Lotus arriverà senza vita all'ospedale. Ickx non sfrutterà l'occasione, che il triste destino di Rindt gli ha offerto: si ritira infatti al 26º giro a Monza, per problemi alla frizione, lasciando la vittoria al comapgno Clay Regazzoni. Nei tre gran premi successivi, il pilota belga, nonostante due vittorie ed un quarto posto, non riuscirà a colmare il gap di punti che lo separa da Rindt, che vincerà il mondiale. Primo ed unico pilota ad averlo vinto dopo la sua morte.
1978, un altro campione se ne va. Addio a Ronnie Peterson: Otto anni dopo la morte di Rindt, il circuito brianzolo fa un'altra vittima, che qui sarà l'ultima. Si tratta di Ronnie Peterson, gigante svedese in forza alla Lotus, grande piede e tanto talento. L'incidente nel quale il pilota svedese fu coinvolto venne causato dall'accensione anticipata del semaforo verde, che provocò uno scompiglio tra le vetture e provocò una carambola in cui vennero coinvolte le vetture di Riccardo Patrese, James Hunt, Clay Regazzoni e Vittorio Brambilla. La McLaren di James Hunt piombò sull'auto di Peterson e dopo essere stata colpita anche dalla Surtees di Brambila, prese fuoco. Peterson venne estratto dall'auto ancora vivo, trasportato d'urgenza all.ospedale Niguarda di Milano, dove fu sottoposto ad un intervento per ridurre le fratture subite agli arti. La mattina seguente fu, però, colpito da un'embolia lipidica che ne causò il decesso il giorno seguente. Il Gp fu vinto da Niki Lauda, in seguito alla penalità inflitta a Mario Andretti, che si laureò campione del mondo quel giorno, e a Gilles Villeneuve, rei di essere partiti in anticipo al secondo start.
LE GRANDI GIOIE:
1975-1979, i mondiali di Lauda e Scheckter: Ma la storia di Monza, come detto, è fatta anche di tante gioie, quasi tutte riservate al popolo ferrarista, è il caso degli anni 1975 e 1979, anni felici per il cavallino, anni pieni di trionfi. Il '75 è l'anno di Niki Lauda, che a Monza vinse il Mondiale, in una giornata resa memorabile anche dalla vittoria del compagno di squadra Clay Regazzoni, che consegnò alla scuderia di Maranello anche il titolo costruttori, dinanzi ad una marea di gente in delirio. Passeranno altri 4 anni, in cui il costruttore modenese porterà a casa altri due titoli costruttori e uno piloti, sempre con il ragionier Lauda, che Monza si tingerà nuovamente di Rosso. È il 9 settembre 1979, la Ferrari arriva all'appuntamento di casa con entrambi i piloti in lizza per il mondiale piloti, 1° Jody Scheckter, 2° Gilles Villeneuve. Il piccolo orso, soprannome di Jody, ha raggiunto una grande maturità con Ferrari, così come il piccolo aviatore Gilles, autore di grandi imprese e anche capce di prendersi grandi rischi. A Monza il pubblico vuole il trionfo, vuole festeggiare i suoi alfieri in casa, e così sarà. La gara, e anche il Mondiale, andranno nelle mani di Jody Scheckter, anche perchè Villeneuve, ancora in lizza per il mondiale, in nome di un patto fondato sul rispetto e sull'amicizia tra i due, si preoccuperà di difendere Jody e di scortarlo fino al traguardo consegnandogli così il suo primo, e unico, titolo mondiale. Quell'evento, tanto lieto allora, farà pensare i tifosi per altri 21 anni, fino all'8 ottobre 2000, quando dopo 21 anni sarà Michael Schumacher a riportare il titolo a Maranello, ma questa è un'altra storia.
1988, una vittoria venuta dal cielo: 14 agosto 1988, non è la data del Gp d'Italia, ma è una data che ogni appassionato di motori conosce, o dovrebbe conoscere. E' la fine di un mito, è il giorno in cui alle ore 7 del mattino, il cuore del grande Enzo Ferrari ha smesso di battere. Un fine soltanto terrena, perchè un mito come il "Drake" non muore mai, anche grazie alle sue crature. Un lutto che colpisce il mondo dei motori e la Ferrari a un mese dal Gp d'Italia, in una stagione dominata dalle McLaren-Honda di Senna e Prost. Monza, l'11 settembre, l'atmosfera è particolare, c'è una strana sensazione nell'aria, è il primo Gran Premio d'Italia dopo la morte di Ferrari, dunque quale miglior occasione per riscattare una stagione amara, se non la gara brianzola, anche per rendere omaggio al grande patron Ferrari. La gara però segue sempre il solito copione, McLaren in testa e Ferrari ad inseguire. Al 31° giro però il primo colpo di scena, Prost perde potenza e si ritira. Sembra che il leader Senna sia protetto da qualsiasi sfortuna, ma non quel giorno a Monza, lì il destino giocò un brutto scherzo al brasiliano.A 3 giri dalla fine quando era involato verso la vittoria, effettuando il doppiaggio di Jean-Louis Schlesser sostituto di Mansell in Williams, venne centrato dal francese. Il contatto mandò Senna fuori pista, il brasiliano provò a ripartire, ma le sue ruote giravano a vuoto. Al comando, quasi per magia, per miracolo, passarono le due Ferrari, con Berger davanti ad Alboreto. Sarà trionfo per i due Ferraristi, con dedica al Drake, che probabilmente da lassù ci mise lo zampino quel giorno. McLaren spodestate, almeno per un giorno.
LE VITTORIE AGRODOLCI
2000, le lacrime del Kaiser: Campionato mondiale 2000, Michael Schumacher - Mika Hakkinen, ancora una volta i due a contendersi il titolo. Il finlandese volante, mentre era in testa l'anno prima si andò ad insabbiare e scoppiò in un pianto interminabile, che colpì tutti i tifosi presenti a Monza. Nel 2000, in un gran Premio funestato dall'ennesimo incidente grave, che vide il povero commissario Paolo Gislimberti perdere la vita, a vincere fu il suo grande rivale Schumacher, che dopo un inizio di campionato trionfale, subì una battuta d'arresto nella parte centrale del mondiale. Il Kaiser chiamato alla riscossa davanti al pubblico ferrarista, dopo la pole al sabato condusse tranquillamente la gara, vincendo davanti a Mika Hakkinen ed al fratello Ralf. In conferenza a Schumi fu fatto notare che aveva eguagliato il record di vittorie del compianto Ayrton Senna, un mito per Michael, che vi aveva corso contro all'inizio della sua carriera. Michael si ferma e scoppia a piangere, l'uomo di ghiaccio, il robot costruito per vincere si mostra umano, umano e fragile come non mai. Molti pensarono che a far scoppiare Michael in lacrime fosse stato proprio il paragone con Senna, altri parlarono di Schumi distrutto dalla notizia della morte del commissario, la verità la sa solo Schumi, ciò che sembra più probabile è che quello fu uno scherzo della tensione e dello stress accumulati dal tedesco, durante un'estate che lo aveva visto arrancare, fino a farsi scippare la leadership da Hakkinen. Uno sfogo emotivo che però lo renderà fortissimo, Michael diventerà inarrestabile, sarà un uragano sul mondiale, a Suzuka, dopo 21 anni regalerà il titolo iridato a Maranello. Diventerà un cannibale, azzannerà i mondiali dal 2000 al 2004, battendo ogni record, probabilmente però in pochi sanno che quelle lacrime di Monza lo renderanno il pilota più vincente della storia della F1.
2006, l'addio di Schumacher: 2006, a 15 anni dall'esordio a battagliare e vincere in pista c'è ancora Michael Schumacher, soltanto che non è più lui il re, perchè in una stagione horror per la Ferrari, il giovane Fernando Alonso gli ha scippato il titolo. Il 2006 però Michael e la Ferrari sono cresciuti, Michael lotta, battaglia e si diverte ancora, nonostante i 37 anni suonati. Si arriva a Monza con il mondiale aperto ancora, ma con Alonso in testa e Michael pronto a dare una svolta. A Monza il duello in pista e fuori è cruento, Massa (compagno di Schumi) rallentato in qualifica da Alonso, reclama e fa retrocedere lo spagnolo in 10a posizione, Michael invece è secondo alle spalle di Raikkonen, ma pronto a scappar via come ai vecchi tempi. Dopo 17 giri Schumi va in testa e la molla soltanto in vista del pit-stop, ma la recupera subito, controllando Raikkonen e andando a vincere. Dietro Alonso, preso dalla rimonta rompe il motore e dice addio ai punti iridati. Schumacher così si porta a -2 punti dal leader del mondiale, lanciando il suo attacco all'8° iride. A fine gara però ai box si vedono facce tristi, c'è una notizia che scuote il mondo della F1, Michael Schumacher a fine stagione dirà addio alla F1. E' l'ultimo squillo del Kaiser davanti al pubblico italiano, che per 10 anni l'ha amato e osannato, quel pubblico che ha pianto con lui, negli anni dei mondiali sfuggiti all'ultimo Gp e che ha gioito poi, quando finalmente la Ferrari, grazie al suo cavaliere Rosso, ha ritrovato la strada del successo. Con il suo ritiro si chiude un'era, alla fine tornerà nel 2010, ma non raggiungerà gli stessi successi, fino al ritiro definitivo nel 2012.
Questa la storia di Monza, costellata di trionfi, gioie, dolori e tante tragedie che però son servite a rendere la F1 sicura come lo è adesso. Il circuito brianzolo è uno dei più amati al mondo, come ricorda Enzo Ferrari: "La vittoria o la semplice partecipazione al Gran Premio di Monza ha un sapore particolare".