A che servono le gomme “full wet” se le F1 vengono scortate dalla Safety Car fino al “crossover” con le intermedie? È il desolato interrogativo che migliaia di tifosi devono essersi posti seguendo le fasi iniziali del GP di Silverstone. Come già a Monaco, infatti, la Direzione Gara ha scelto di tagliare lo start tradizionale in favore della penosa processione guidata dalla Mercedes di Bernd Maylander.
Il fatto è che l’ha lasciata in pista per 5 interminabili giri, cioè fino al momento in cui le condizioni dell’asfalto consentissero di fatto il passaggio alle intermedie. Per di più nel paese emblema della volubilità climatica, quella che, lungi dall’essere un ospite indesiderato, dovrebbe incarnare la peculiarità di Silverstone (e in generale delle piste inglesi), una sfida extra per piloti e squadre e, perché no, un positivo fattore di rimescolamento.
Senza girarci attorno: il via sotto Safety Car è una perversione in piena regola che mortifica talento e coraggio, perpetrata in ossequio a una kafkiana idea di sicurezza che fa a pugni col vero spirito della serie. Spirito, è bene ripeterlo, che ammette il rischio ponderato - ovvero non gratuito - come parte strutturale e nobilitante della disciplina, specie nelle sempre più rare occasioni capaci di esaltare campioni e spettacolo. Proprio come quella di ieri.
Invece niente. Ad assi come Hamilton, Alonso, Button e Vettel è stata scippata l’ennesima chance per inventarsi il numero e riprendersi una volta tanto quel proscenio oramai dominato dal mezzo e dalla noia. L’ennesima occasione sprecata dal Circus e dai suoi pupari per riconquistare il cuore degli appassionati.