E adesso, su chi puntare per contendere l’iride alle imprendibili Mercedes? Un rebus in più per gli uomini del Cavallino. Perché se è vero che restano ancora 12 gare in calendario, troppe per andare “all in” su un solo cavallo, il dubbio, ancorché precoce, dovrebbe iniziare a farsi largo nei pensieri di Arrivabene&C.
Al momento è l’ultima delle priorità, sia chiaro. A Maranello hanno altre gatte da pelare, prima tra tutte capire a fondo la SF16-H e il suo matrimonio umorale con le gomme Pirelli: un equilibrio precario, sospeso su una finestra di innesco della mescola quantomai ridotta che decide la competitività della Rossa da un grado all’altro, su mescole e piste diverse. Insomma, quasi come centrare un bersaglio lontano e per di più in movimento, roba da cecchini.
Quando non si tratta, poi, di intuirne il limite di tenuta. A Zeltweg la strategia del muretto Ferrari è parsa oltremodo azzardata, tenendo in pista Vettel su un set di supersoft gravato di ben 29 giri tra qualifiche e gara. Probabile che gli strateghi in rosso si siano fatti “adescare” dai 24 (q2 + gara) di Hamilton su ultrasoft, ma la W07 Hybrid è nota per trattare le gomme coi guanti, più della rivale italiana.
Così com’è probabile che abbiano confidato ciecamente nella telemetria (che non dava avvisaglie di cedimento né di usura precoce), malgrado le poche informazioni sui pneumatici raccolte nei piovosi giorni di prove, l’inquadratura alle gomme di Seb un giro prima dello scoppio, impietosa, e i nuovi cordoli “killer” suggerissero maggiore cautela.
Neanche la tattica adottata per Raikkonen ha convinto. L’errore è stato marcare a uomo Hamilton, facendo pittare Kimi al 22° giro, uno dopo l’inglese, quando le circostanze indicavano nelle Red Bull le vere rivali, quelle su cui fare la corsa essendo (tempi alla mano) le Mercedes fuori portata. Morale: Kimi è rientrato in coda a Ricciardo e soprattutto a Verstappen, bravissimo ad andare in fondo gestendo le soft per 56 tornate e a contenere il ritorno di “Iceman”. Fortuna vuole che il contatto tra i due galletti della Stella abbia fruttato al finlandese 3 punti iridati in più.
Ora la classifica vede Rosberg guidare con 153 punti, inseguito da Hamilton a -11 (142) e i ferraristi ex-aequo a quota 96: 57 punti dalla vetta a 12 round dal termine. Un gap forse eccessivo per sognare in grande, data la supremazia preservata dalle Frecce argentate. O forse colmabile, se alla rivalità fratricida sempre più aspra tra Hamilton e Rosberg dovesse aggiungersi una rinnovata competitività della Rossa. A patto, però, di azzerare errori e ritiri, e concentrarsi su un’unica punta per massimizzare gli sforzi, come tradizione ferrarista vuole.
Vettel finora sconta tre “zeri” suo malgrado (il motore in Bahrein, il tamponamento di Kvyat in Russia, lo scoppio della gomma in Austria), uno in più di Raikkonen, che viceversa paga l’ingenuo errore di Monaco (oltre al ritiro in Australia per motore). Giusto, allora, insistere sul tedesco, “bomber” designato che nel complesso continua a mostrarsi più incisivo del compagno di squadra, a dispetto della sfortuna che gli ha impedito di raccogliere fin qui quanto seminato.
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