Chi ben inizia è già a metà dell’opera, recita il noto adagio. Ché vale ancor più se corri in Formula 1, scatti dalla pole position e devi difenderla nel giro di poche centinaia di metri, quelli che per inciso separano la casella n°1 dalla prima curva.
Non proprio la specialità della Mercedes, che in entrambi i Gp corsi finora ha rischiato di bruciare il tesoro della prima fila con partenze piuttosto malferme. E se Rosberg ha salvato la baracca in Bahrain, prendendo la testa della corsa senza più mollarla, lo stesso non può dirsi di Hamilton, tanto fulmineo in qualifica quanto bradipeggiante al momento del via.
Due pole d’autore dissoltesi in un amen che hanno complicato non poco il lavoro dell’inglese e che, soprattutto, avrebbero potuto incidere ancor più sulla sua classifica se il contatto con Bottas al via di Sakhir si fosse risolto con un ritiro.
Due indizi non fanno una prova ma vi rassomigliano da vicino. Così Mercedes e Daimler si sono messe sotto per ovviare all’impiccio dando il là a un ulteriore sviluppo del pacco frizione. Il pezzo incriminato, a sentire il team principal Toto Wolff, sarebbe carente sul fronte dell’hardware. “La sensazione è che si tratti più di una mancanza “fisica” che di elettronica, per cui è impossibile la risoluzione tra una gara e l’altra”, le parole dell’austriaco a motorsport.com.
“Con la nostra casa madre ci stiamo impegnando a cercare un modo per ottimizzare il pezzo - ha proseguito Wolff -, quindi a trovare via alternative di calibrazione, sviluppo e utilizzo. Un processo non immediato che richiederà tempo per dare frutti”.
Wolff, tuttavia, non ha escluso che una quota di responsabilità possa imputarsi anche allo stacco manuale operato da Nico e Lewis. “La spiegazione delle difficoltà potrebbe comunque essere più aleatoria e legata a qualche sbavatura dei piloti. Per capirci, a Sakhir Nico ha fatto entrare l’anti-stallo nel giro di formazione dopo aver messo la seconda per errore. Insomma ad oggi dare una risposta definitiva su ciò che ci manca allo start non è fattibile”.