Fernando Alonso una vittoria l’ha già ottenuta: è vivo. Sopravvissuto a uno schianto terribile che non molti anni fa avrebbe avuto ben altre conseguenze. Merito dei progressi compiuti dalla Formula 1 nel campo della sicurezza, specie nella tenuta della cellula in carbonio che accoglie il pilota. Si può fare ancora meglio (il sedile di Nando si è crepato all’altezza della spalla), anche se vedere lo spagnolo sgusciar via illeso dalla carcassa della sua McLaren-Honda accartocciata contro il muro è stato a dir poco sbalorditivo.
“Prima di tutto, io sono molto contento di essere in Bahrain dopo l'incidente in Australia. - ha commentato Nando - Ho passato un po' di tempo a riposo e non vedo l'ora di tornare in macchina. Anche se sulla carta Melbourne non è stata una grande gara per noi, prima del contatto ero in bagarre e la monoposto la sentivo bene, quindi spero che in Bahrain si possa fare meglio”.
La pista del regno arabo è un misto di lunghi rettifili intervallati da staccate impegnative (anche a ruote sterzate) e curvoni in appoggio: un banco di prova probante per l’intero pacchetto e in particolar modo per il propulsore. Nel 2015 Alonso finì 11° a un giro dal vincitore, già un piccolo successo considerando l’affidabilità precaria e il deficit di cavalli propri della MP4-30. Quest'anno le prospettive sono leggermente migliori e quanto meno lasciano intravedere l'arrivo in top ten, sempre che si riesca ad ottimizzare il lavoro senza incorrere in rotture o… botti indesiderati.
“Mi piace molto correre a Sakhir. - ha proseguito Nando - Per me è stato in passato un buon circuito – visto che ci ho vinto tre volte - e ci sono un paio di opportunità di sorpasso. È una pista con un sacco di variabili a cui pensare ed è una delle corse più lunghe, che di solito produce delle sorprese. Speriamo di fare bene e di tenerci fuori dai guai!”.
Molto dipenderà anche dall’auto. La MP4-31 non è un fulmine di guerra, per via del gap tecnologico-esperienziale accusato da Honda sin dal rientro in F1, e incolmabile nel giro di un anno, ma resta tuttavia un chiaro progresso rispetto all’antenata. In Australia le monoposto anglo-nipponiche non hanno subìto guasti tecnici di sorta, Button ha finito la corsa e solo una strategia di gomme errata gli ha precluso l’arrivo in zona punti. Questi gli aspetti relativamente positivi.
Chiaro che il 12° e 13° tempo in qualifica (seppur in parte viziato dalla scelta di risparmiare gomme) non soddisfa le ambizioni di un connubio così prestigioso, con due campioni del mondo al volante. Alonso, tuttavia, resta positivo e confida nello sviluppo lungo l'arco della stagione.
“Nei test invernali e a Melbourne abbiamo avuto una buona affidabilità, il che dimostra quanto la squadra abbia lavorato sodo per rendere il nostro pacchetto più forte. C'è stato anche uno sforzo massiccio tanto a Woking che a Sakura per portarci nuovi pezzi per questa gara e per assicurarci di essere a regime dopo che il telaio è stato danneggiato in Australia”.
“Anzi sono impressionato per la rapidità con cui sono riusciti a fare la riparazione. Stiamo spingendo per portare aggiornamenti ad ogni gara, in modo da essere pronti con la vettura a girare all’inizio delle prove libere”.
Il clima del Bahrain sarà un’altra variabile di cui tener conto. Prove libere 2, qualifiche e gara scatteranno dalle 18 locali, con temperature in progressiva diminuzione e il vento spesso insistente. Una sfida in più per l’asturiano, che dovrà montare la seconda power unit Honda (su cinque disponibili in stagione) dato che la prima è andata distrutta all'Albert Park.
“Vivo a Dubai, per cui sono abituato al clima del Medio Oriente: si va in pista a orari diversi durante il fine settimana e con temperature molto mutevoli. Non sarà facile nemmeno la gestione della vettura in gara perché le condizioni saranno difficili. Sono curioso di vedere se il nostro pacchetto si adatterà al tracciato visto che in precedenza è sempre stato piuttosto difficile per noi”, ha concluso.