Franz Tost non ci sta e accusa i costruttori della F1: basta nicchiare sui regolamenti delle future power unit, il ‘J’accuse’ del boss della Toro Rosso, preciso richiamo al senso di responsabilità dei motoristi verso i team privati e il futuro stesso della serie.
La FIA fu chiara a suo tempo: riduzione dei costi di fornitura a 12 milioni di euro all’anno, approvvigionamento a tutti i team e stabilità normativa per il triennio 2018-2020. Queste le misure sottoposte ai costruttori per dare prospettive sostenibili all’intera griglia, minacciando l’introduzione di un motore indipendente - un 2.2 bi-turbo Cosworth o Ilmor dal costo di circa 6 milioni di euro - qualora Mercedes, Ferrari, Renault e Honda non avessero rilanciato con proposte altrettanto congrue.
La deadline era fissata per gennaio ma il confronto non ha avuto seguito, affossato dai pubblici veti di Mercedes e Ferrari. E a chi gli chiede se qualcosa sia cambiato da allora, Tost ha attaccato: “Loro (i costruttori, ndr.) temporeggiano e più a lungo discutiamo meno soluzioni troveremo”.
Un arrocco sintomatico delle opposte esigenze di costruttori e team clienti, gli uni intenti a imporre il proprio arbitrio a livello economico, politico, sportivo e gli altri a lottare per la sopravvivenza reclamando al contempo maggiore equità. “Lo feci notare quattro anni fa, quando il regolamento entrò in vigore, che i costi sarebbero almeno raddoppiati. Non mi credevano ma i fatti mi hanno dato ragione”, si è lamentato l’austriaco.
Per Tost i costruttori dovrebbero accollarsi i costi maggiori alla luce della rilevanza giocata dalla tecnologia ibrida nella produzione di serie, essendo la F1 la vetrina più esclusiva per i colossi dell’industria automobilistica. Concetto su cui la governance, secondo il manager, dovrebbe insistere: “FIA e F1 devono lavorare assieme e trovare un compromesso perché per noi team privati è sempre più dura trovare i fondi necessari”.