Fernando Alonso è un po’ il volto della mestizia. Figliol prodigo in McLaren, il campione asturiano è precipitato dal purgatorio Ferrari a un vero e proprio inferno. Altro che riscatto personale: la rincorsa all’agognato terzo iride è divenuta chimera, una montagna la cui cima è ben lontano da scorgere. 

A distanza di un anno, l’evocativo ‘time to make history’ con cui il binomio anglo-nipponico si era (ri)presentato in F1 è rimasto una dichiarazione d’intenti e poco più. Nel frattempo la Mercedes ha esteso il proprio dominio, la Rossa è cresciuta e Fernando è sparito nelle retrovie del gruppo, ingoiato da una crisi tecnica profonda che non lascia ancora sognare in grande. 

Lo spagnolo sembra la controfigura sbiadita del Samurai mai domo in Ferrari, ha deposto i proclami e parla senza false illusioni della nuova stagione che vede ancora targata Mercedes. “Fa parte di un’altra categoria. - ha predetto - Devono fare qualcosa di catastrofico per non vincere il mondiale. Al momento per il terzo posto oggi c’è Vettel, ma non escluderei la Williams, Red Bull, Force India e, speriamo, noi”.

Non esattamente il progresso sperato. Se poi si aggiunge la resa del ‘concept zero’ - un passo indietro in nome dell’affidabilità rispetto all’integralismo concettuale degli esordi - si capisce come il progetto non sia ancora sufficientemente maturo per competere al top. Alonso, tuttavia, dice di vedersi “sul podio quest’anno e campione del mondo con la McLaren un giorno”.

Difficile sfoggiare entusiasmo per un bicampione mondiale ancora in cima alle preferenze di molti, ancor più se le monoposto attuali non danno il gusto o richiedono l’impegno di una volta.Credo si possano guidare queste macchine fino a 50 anni. - ha commentato Alonso a radio Cadena Cope - Sono meno spettacolari di alcuni anni fa, i tempi sono molto più lenti, le macchine pesano 120 kg in più di 7 o 8 anni fa, il suono è cambiato e le gomme Pirelli hanno modificato le corse. Questi sono i fattori che hanno reso le corse meno spettacolari e credo che non piacciano a nessuno”.

Sono macchine poco impegnative, con le vecchie c’erano notti in cui non riuscivi a dormire per la fatica. - ha proseguito il pilota di Oviedo - Giravamo in 1’16” e oggi siamo a 1’26”. Sulla mia permanenza in Formula 1, lo saprò il prossimo anno, quando le monoposto cambieranno radicalmente. Vogliono renderle più veloci e, forse, potrebbe essere il punto di svolta. Se le macchine sono divertenti e la Formula 1 torna a essere la Formula 1, è un’attrazione per ogni pilota”.

Lo spagnolo ha poi svelato un retroscena inedito avvenuto nel 2014, quando si prospettò uno scambio tra lui ed Hamilton, “ma la Ferrari in quel momento non voleva. Discutevamo del rinnovo fino al 2019 ma l’offerta Ferrari non mi convinceva e decisi di andare alla McLaren-Honda. Non so se Hamilton sia al corrente di tutto ciò”.

Alonso lasciò il Cavallino tra i veleni per non esser riuscito a coronare il quinquennio col titolo mondiale che, da top driver, sentiva di meritare. “L’addio alla Ferrari è stata una decisione difficile da prendere. Era l’estate del 2014 e si discuteva del rinnovo. Avrei finito la mia carriera lì probabilmente senza mai vincere".

"Cinque anni chiusi in seconda posizione sono stati molto stressanti e impegnativi, sia fisicamente che mentalmente. Eravamo secondi nel mondiale ma sembrava fosse un funerale. Quando parlavo con la gente in Ferrari, i tifosi, la stampa, era tutto molto impegnativo. La Ferrari deve vincere, se non accade è il caos”, ha concluso.