Sarà immediato riscatto? In Mclaren-Honda se lo augurano dal profondo, non fosse altro che per esorcizzare un 2015 traumatico. Il rientro in F1 del binomio anglo-nipponico, reso mitico a cavallo degli anni 80-90 dal duo Senna-Prost, era scattato con ben altre aspettative malgrado la tecnologia ibrida, che tanti rompicapi aveva creato agli altri team, suggerisse un approccio più umile.
Com’è andata a finire lo sappiamo: 9° posto nella classifica Costruttori, meglio solo della “Cenerentola” Manor, e un’escalation di cedimenti sulla power unit da record che ha presto depresso gli entusiasmi iniziali, ridimensionando con essi i proclami di successo.
Le figuracce patite nel 2015 bruciano ancora sulla pelle e a Tokio hanno preferito abbassare i toni, lavorando sodo l’intero inverno per rimettersi in pari. Anche se, a sentire il boss della sezione Motorsport, Yasuhisa Arai, sussistono le incognite sull’affidabilità: “Ancora non posso dire con certezza che abbiamo trovato tutte le soluzioni ai nostri problemi”, ha commentato al quotidiano giapponese Nikkei.
Arai è poi tornato sull’esordio della MP4-30, la monoposto 2015, afflitta sin dai primi passi da inconvenienti di varia natura. “Quando abbiamo provato per la prima volta l’auto ad Abu Dhabi trovammo alcuni problemi all’elettronica. Credevamo che una volta trovata la soluzione, il problema sarebbe stato risolto. Ma poi abbiamo visto che c’era molto di più, come i problemi legati raffreddamento o al recupero dell’energia. I test pre-stagionali si sono rivelati inutili per noi”.
Le parole di Arai ammettono implicitamente un errore di sottovalutazione. “Abbiamo risolto un problema e subito ne usciva venuto un altro. Oltre la metà del personale del nostro team era nuovo la scorsa stagione. É stato molto difficile. Abbiamo patito i sette anni di assenza dal mondo della F1”.
Un’annata che si è consumata sempre nelle retrovie del gruppo alla vana ricerca di affidabilità e performance, con la squadra divisa sul lavoro per la stagione in corso e quella a venire. “Il nostro team di sviluppo è stato impegnato contemporaneamente per migliorare la power unit del 2015 e quella del 2016. Abbiamo affrontato le stesse problematiche degli altri team dopo il cambio di regolamento”.
L’ibrido si è rivelato una sfida ultra-complessa, mettendo in ginocchio uno dei maggiori colossi motoristici mondiali. “La sfida più grande è stata quella relativa al recupero di energia termica e di conversione di questa in energia elettrica per assistere il motore. In Belgio e in Italia, piste con lunghi rettilinei, abbiamo notato che non siamo riusciti a recuperare il ritardo dai nostri competitor. Abbiamo avuto bisogno di effettuare un restyling completo di progettazione hardware, che non poteva essere svolto nel corso della stagione”, ha concluso Arai.