Marchionne è stato chiaro: la Ferrari ha investito molto e può, anzi deve puntare al Mondiale 2016. E possibilmente essere la squadra da battere già da Melbourne. Fantascienza, vien da pensare guardando al dominio Mercedes, ancora indiscusso al termine dell’ultima stagione; dovere, semmai, se incarni la storia del motorsport e possiedi budget, tecnologia e organico al top. La Ferrari, dunque, è lanciata verso la meta e Maurizio Arrivabene, che dovrà coagulare le mille energie in Rosso senza margine di errore, non si lascia intimorire dalla “mission” fissata.
“Marchionne è il presidente quindi, giustamente, deve fissare degli obiettivi. – ha commentato il manager bresciano, a margine della cerimonia per la quotazione in Borsa della Ferrari - Non c'è nulla di sbagliato in tutto questo. Il lavoro che faccio io, come quello di altra gente in Ferrari, magari con meno esposizione nei vostri confronti, è quello di raggiungere gli obiettivi. Quindi, niente di sbagliato. Anzi”.
Il solco è tracciato dalla rivoluzione effettuata lo scorso inverno, quando Arrivabene, al pari di Marchionne e Vettel, si insediarono nei ruoli chiave della Gestione Sportiva, rinnovando quella spina dorsale che negli ultimi anni a Maranello era venuta franando. Il salto di qualità è stato netto, immediato e, nelle sue proporzioni, certamente inatteso. Adesso, però, guai a sedersi, per non vanificare gli sforzi profusi finora.
“Conosco il lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo. Abbiamo qualche idea su che cosa stiano facendo gli altri. È inutile dire in questo periodo dell'anno se saremo i numeri uno. Il 22 febbraio il test a Barcellona ci servirà per acquisire dei dati, per capire dove siamo noi e dove sono gli altri. E ci sarà ancora un mese prima della prima gara per capire se sarà il caso di migliorare o se saremo talmente forti, ma bisognerà migliorare comunque”, ha concluso Arrivabene.