Chissà come sarebbe finita senza quel madornale errore in qualifica. Con Raikkonen a 17” dal vincitore Rosberg (4 dei quali frutto di un pit stop difettoso), quanto visto quest’anno lascia pensare che la Ferrari, nelle mani di Vettel, avrebbe potuto far vacillare per la quarta volta le certezze della Mercedes.
Poco male, sarà una lezione di cui far tesoro per il 2016, quando ogni ingranaggio del team – dai piloti agli ingegneri, passando per gli strateghi del muretto box - dovrà amalgamarsi senza inceppi per dare l’assalto al titolo.
La base c’è, ora più che mai “piedi per terra e testa bassa” - come va ripetendo ‘Capitan’ Arrivabene - per arrivare a mordere le caviglie della coppia Mercedes. Non solo negli altiforni cuoci-gomme, che l’ormai proverbiale gentilezza della SF15-T ha saputo farsi alleati, o su cittadini che strozzano il portentoso V6 Hybrid tedesco.
Sebastian Vettel merita una cavalcatura competitiva per tutti i 21 round che scandiranno la prossima scalata mondiale, e quell’appoggio incondizionato che pose le premesse del regno schumacheriano. In altre parole, l’intero pacchetto dovrà essere votato al suo finalizzatore, ad iniziare da quel Kimi Raikkonen quest’anno troppo spesso attardato dal compagno e un domani, si spera, solido scudiero capace di sottrarre punti vitali ai galletti del pollaio Mercedes.
Sì perché un assist alla causa ferrarista potrebbe giungere proprio dalle frizioni tra Hamilton e Rosberg, la cui gestione è divenuta una vera patata bollente nelle mani di Wolff e Lauda. I quali hanno propeso per una formale equidistanza, o forse spinto sottotraccia per recuperare mentalmente il tedesco, finendo per indispettire il campione ed esacerbare gli animi. Una gestione 'democristiana' che, alla lunga, potrebbe rivoltarsi loro contro.
Prova ne è l’odierno tentativo di strategia ‘fai-da-te’ di Lewis, prontamente esortato a rientrare nei ranghi e infine messo a nudo della propria insubordinazione dalla sua stessa dirigenza. Insomma, una polveriera disinnescata solo dall’indigestione di vittorie e da una supremazia al momento indiscussa, ma che una Ferrari in versione 3.0 potrebbe definitivamente incendiare.
Ora spetta ai tecnici in fabbrica, nell’inverno ovattato di Maranello, rimboccarsi le maniche. Per curare la gestazione della nuova arma e presentarsi a Melbourne con le carte in regola per attaccare.
Ancora 108 giorni e sapremo.