“Ormai ci sono, il prossimo anno saranno molto vicini”, ha chiosato Niki Lauda al termine del Gp del Brasile. “Si sbaglia di grosso: oggi siamo vicini, il prossimo anno saremo davanti. – la contro-sentenza di Maurizio Arrivabene - Quando Lauda ci fa i complimenti, in genere un po’ di sospetti mi vengono. Poi però guardo i numeri e faccio un giro nel box, e allora sono certo: stia attento Niki, il prossimo anno staremo davanti”.
I sospetti coltivati dal team principal del Cavallino, naturalmente, riguardano il margine che Mercedes potrebbe aver tenuto in serbo per illudere la concorrenza, Ferrari in testa. Forte di una superiorità tale da poter impostare le corse di quest’ultima parte di stagione in relativa gestione; o meglio, congelare lo sviluppo della F1 W06 riservando eventuali assi nella manica all’auto 2016.
In ogni caso, la convinzione Ferrari resta giustificata dagli enormi progressi compiuti dallo scorso inverno – appena conclusa, lo ricordiamo, la peggior annata dal lontano 1992 - e dal fatto che Mercedes avrà, sulla carta, minori margini di sviluppo per migliorare un pacchetto complessivo già al limite della perfezione.
La prestazione in terra carioca di Vettel rappresenta, in tal senso, la migliore iniezione di fiducia per il salto di qualità definitivo: malgrado il ritmo impresso dalle Frecce d’Argento in lotta tra loro, il tedesco ha saputo tener botta contenendo il passivo finale in soli 14 secondi e quello sul giro nell’ordine di un paio di decimi. Un gap finalmente abbordabile.
“Non è un’invenzione e se si guardano i numeri ci si accorge che è assolutamente vero. – ha confermato Arrivabene – Senza Safety Car e tutto il resto, questa è stata la gara in cui gli siamo rimasti più vicini rispetto a qualsiasi altra. Solo noi e la Mercedes abbiamo concluso il gran premio a pieni giri. E loro hanno spinto davvero. Sono sicuro che, a parte gli ultimi tre o quattro giri, è stato uno dei giorni in cui lo hanno fatto veramente. Forse in altre occasioni non così tanto. Ovviamente solo alla Mercedes lo possono sapere, ma dai nostri dati penso che stessero spingendo”.
Il pilota c’è. Adesso mancano pochi, necessari aggiustamenti affinché la Ferrari sia pronta alla sfida: il completamento del riassetto in organico, 10-15 cv per competere in allungo col V6 ibrido di Stoccarda e, magari, il jolly nel comparto aerodinamico per trovare ancor più downforce in percorrenza curva. Ad iniziare da quel musetto corto che solo la Ferrari non ha ancora adottato.
Dopo il podio di San Paolo, Arrivabene ha speso le ennesime parole al miele per Vettel, pur senza risparmiare un piccolo appunto al proprio pilota relativo al suo insediamento in Rosso: “Quando è arrivato forse tendeva a impuntarsi un po’ troppo su certi dettagli. – ha rivelato il manager bresciano - È tipico dei perfezionisti. Veniva da un altro team, con il quale aveva vinto molto, e quindi pensava che probabilmente certe metodologie o certi modi di fare fossero migliori. Penso sia normale, è successo anche a me. Poi, molto rapidamente si è accorto di dove fosse finito, e cioè in una squadra antica, con una storia molto più importante delle altre, un libro enorme al quale lui al massimo avrebbe potuto aggiungere alcune righe. E si è adattato, con umiltà, alla situazione”.
Arrivabene ha dedicato un ultimo accenno alla convivenza in rosso tra Vettel e Raikkonen, un rapporto di sincera amicizia nato tempi addietro improntato al buonumore e alla collaborazione reciproca. Agevolato – aggiungiamo – dalla mancanza di una vera competizione in pista. “Molto spesso fanno in modo di prendere l’aereo insieme per andare alle gare, non succede spesso nel nostro mondo, li vedo che collaborano, si scambiano informazioni e si divertono”.