Il 2015 ha preso troppo in fretta la via di Stevenage e Nico Rosberg può dirsi a buona ragione deluso dalla sua annata. Ad addolcire la pillola – o alimentare i rimpianti, dipende - sono giunte le due vittorie consecutive di Messico e Brasile, unite al filotto di pole che Nico ha raggranellato a partire da Sochi. Ma la sostanza generale non cambia, se non per fare il pieno di fiducia in vista del 2016, quando la sfida – c’è da augurarselo quantomeno per lo spettacolo – si allargherà a Sebastian Vettel diventando ancor più serrata.
Ma Rosberg può battere Hamilton nell’arco di un’intera stagione? Lui ne è convinto: “Certo che posso”. La risposta, più che a parole, dovrà cercarla nello spunto che ha saputo ritrovare sul finale e nell’intensità mentale necessaria per reggere l’urto di 21 gare spalla a spalla col compagno di box. E, non ultima, in quella ferocia agonistica che più volte nell’ultimo biennio Hamilton ha saputo imporre al rivale, tracciando un solco decisivo nelle gerarchie interne e in classifica iridata.
Partire col piede giusto sarà più che mai cruciale per non essere sacrificato al rango di scudiero di Hamilton qualora Vettel dovesse essere della partita. Nel frattempo resta da finalizzare un ‘crescendo’ in cui Nico si è dimostrato, parola di Niki Lauda, “semplicemente l’uomo migliore. In precedenza aveva già dimostrato di essere veloce quanto Hamilton, ma ora ha la testa completamente libera”.
Una sterzata, in effetti, tardiva e complementare allo ‘sbrago’ dell'anglo-caraibico, saziato dalla vittoria del terzo iride. E, come insinuato dallo stesso inglese, dovuta forse al rinnovato supporto del team nei suoi confronti per esigenze di classifica e gestione 'mentale' del pilota; quell’ “extra-affetto” chiamato in causa da Hamilton in Messico per definire la strategia speculare del team a vantaggio del compagno a cui, tra le righe, ha accennato pure in Brasile, gara dallo sviluppo analogo alla precedente. Rosberg, com’è ovvio, ha un’altra visione: “Avevo il passo più lungo rispetto a lui e a fine gara non ha potuto superarmi perché avevo sei secondi di vantaggio”.
Così come respinge l’ipotesi di aver tratto vantaggio dalle più severe linee guida imposte da Pirelli sulla pressione delle gomme a partire da Singapore “No, io non la penso così. Penso di aver appena alzato il mio gioco”. E le schermaglie dialettiche con Hamilton, che del gioco fan parte a pieno titolo, non mancano mai: “E’ un ragazzo intelligente e troverà sempre buone argomentazioni quando ne avrà bisogno”.
Il futuro di Nico, a prescindere dal rapporto conflittuale con lo scomodissimo compagno di squadra, è targato Stoccarda. “Alla Mercedes ho la macchina migliore, la squadra migliore e gareggio contro uno dei piloti migliori al mondo. Non vedo per qual motivo dovrei andare da qualche altra parte”. Un impegno rafforzato dalla convinzione di essere supportato appieno dal team anglo-tedesco. “Altrimenti non sarei qui. Sono contento di aver trovato in Toto Wolff un capo con cui posso parlare di qualunque cosa”.