Estate rovente in casa Ferrari. Alle soglie del Gp di Ungheria, giro di boa della stagione 2015, il team di Maranello lavora sodo per tornare protagonista nella seconda metà di campionato.
Le ultime uscite hanno deluso, mettendo in ombra quanto di buono espresso in avvio di stagione; una partenza sorprendente che ha illuso buona parte di media e tifosi, producendo aspettative superiori al vero potenziale della SF15-T.
La realtà, come si è visto, è altro: la Rossa non è ancora pronta a sfidare Mercedes per il Mondiale e deve ora guardarsi le spalle dalle inseguitrici, a cominciare da una Williams in crescita grazie ad upgrade efficaci su aerodinamica e power-unit. Non è il momento di disunirsi ma lo stallo che frena il rendimento dell’auto dal Gp di Spagna preoccupa e riaccende l’attenzione sul problema atavico della Ferrari, lo sviluppo.
Le evoluzioni portate in Gran Bretagna sulla SF15-T (in particolare la nuova ala anteriore) si sono rivelate inefficaci, confermando una tendenza iniziata al Montmelò, quando furono introdotti i primi sviluppi aerodinamici cospicui.
Le centinaia di milioni investite nella ristrutturazione della galleria del vento e nell’acquisto di avanzatissimi banchi di prova dinamici per motore e telaio non sembrano dare i frutti sperati. Marchionne, uomo di ambizione e bilanci, non sarà contento.
La Ferrari non ha tratto vantaggio neanche dall’iniezione di cavalli garantita dai 3 gettoni spesi in Canada, mentre ancora si attende di capire quale decisione verrà presa sul comparto sospensivo. Sembra che dal prossimo anno Maranello voglia tornare alla push-rod, sacrificando la minore resistenza all’avanzamento assicurata dallo schema attuale (pull-rod, introdotto dal 2012) in favore di una maggiore rigidezza meccanica e facilità nel mandare in temperatura le gomme, soprattutto le Hard, vero tallone d’Achille in assenza di temperature bollenti (quelle che, di fatto, hanno permesso il successo in Malesia). Sotto questo aspetto le mescole medium e soft scelte da Pirelli per la tappa ungherese dovrebbero agevolare il compito della Ferrari.
Anche Kimi Raikkonen dovrà cambiare marcia per rimandare le voci di addio, anche se l’insofferenza di Arrivabene, l’ingaggio ingombrante e le voci che si rincorrono incontrollate sui possibili sostituti (Bottas, Hulkenberg, Ricciardo) lasciano intendere che sia tardi per il colpo di coda.