Mercedes più forti anche della pioggia inglese. Lo scroscio che si è abbattuto sul circuito nelle ultime fasi di gara non ha rimescolato le carte in tavola, fatto salvo il terzo posto di Sebastian Vettel. Rientrare ai box per montare le intermedie un giro prima delle Williams ha permesso al tedesco della Ferrari di agguantare il podio alle spalle di Hamilton e Rosberg e salvare un weekend altrimenti opaco.
Mercedes di un altro pianeta, malgrado la partenza a rilento e la pioggia abbiano complicato non poco la sesta doppietta stagionale. Hamilton bissa il successo ottenuto lo scorso anno sulla pista di casa (il 38° in carriera), firma l’hat trick (pole, vittoria e giro veloce), riporta il vantaggio in classifica a + 17 ma soprattutto si dimostra campione di lucidità e prontezza nelle fasi cruciali della gara.
Primo del quartetto di testa a cambiare gomme per disporre di pista libera e imprimere un ritmo inarrivabile per gli altri; fluido sull’asfalto reso viscido dalla pioggerellina inglese; freddo a intuire quando montare le intermedie con Rosberg in rimonta. Hamilton è sempre stato un passo avanti al compagno e la chiave del successo casalingo si è tradotta proprio nella capacità di effettuare le scelte corrette al momento opportuno; qualità in cui è maestro l’altro inglese presente in griglia, Jenson Button, già out al primo giro dopo un contatto con Alonso.
Hamilton si è messo alle spalle il secondo posto di Zeltweg svettando in capacità di reazione ma anche in personalità e visione di gara. Se a Monaco gettò una facile vittoria eseguendo gli ordini del team senza fiatare, a Silverstone ha costruito il successo facendo valere l’istinto e la classe del campione nelle fasi calde del weekend: prima in qualifica dove piazza la zampata che gli vale la pole (l’ottava in stagione su nove), poi in gara anticipando le mosse dei rivali e quelle ancor più imprevedibili del meteo inglese.
E Rosberg? Al solito è consistente, tenace, orgoglioso; contiene i danni dopo una gara passata a rincorrere ma dimostra, casomai ce ne fosse bisogno, che l’unico rivale sulla strada del terzo iride Hamilton potrà trovarlo in se stesso.
In casa Ferrari giunge un podio insperato ma il bicchiere è senz’altro mezzo vuoto. Vettel centra il massimo obiettivo disponibile grazie al suo tempismo; Raikkonen retrocede in gara dopo prove finalmente all’altezza, balbetta sull’asfalto viscido e si fa passare dal compagno, poi affonda all’ottavo posto – doppiato - per la scelta sciagurata di montare le intermedie con troppo anticipo. In ogni caso, prima che la pioggia scendesse le rosse erano plafonate al quinto e sesto posto a 25 secondi dal battistrada.
Dopo il balzo di inizio stagione sta emergendo l’handicap che ha frenato la squadra negli ultimi anni, ovvero l’incapacità di sviluppare la monoposto in modo efficace. La Mercedes è tornata irraggiungibile, la Williams si è fatta sotto. Certo, Silverstone è una pista che ben si addice alle caratteristiche della FW37 ma anche la Red Bull in certi frangenti ha rappresentato una minaccia, almeno con Kvyat, e non certo per merito della power unit Renault.
Arrivabene si dice insoddisfatto della prestazione corale: “Se fosse stata una gara sull’asciutto non sarebbe finita così”. Poi punta il dito contro il finnico: “La strategia non è stata differenziata, ha deciso Kimi di entrare ai box. La decisione finale la prende il pilota. Gli è stato suggerito di attendere, lui è voluto entrare subito poi si è visto che è stata una scelta sbagliata”. Parole che suonano come un addio.
Bene Kvyat, sesto all’arrivo con una Red Bull in ascesa e sempre davanti al compagno di squadra Daniel Ricciardo. L’australiano, in calo di motivazioni, sembra la pallida controfigura del pilota irriducibile capace lo scorso anno di vincere tre corse e bastonare regolarmente Vettel.
Decimo posto e primo punto mondiale, infine, per Fernando Alonso, autore di una gara volitiva dopo un contatto al via che estromette dalla corsa il compagno di box Jenson Button.