Il fascino dell'automobilismo racchiude il mito della velocità. Quest'ultima tende a spingere il concetto di limite all'infinito. Gli anni 20 del '900 furono definiti dagli americani "the roaring twenties". Esattamente tra il 26 e il 27 maggio del 1923 l'Automobile Club de l'Ouest in Francia, organizzò la prima edizione della 24 Ore di Le Mans. La corsa si disputò nel Circuit de la Sarthe. Neppure il più inguaribile degli ottimisti pensò che questa gara sarebbe diventata un must nel calendario delle 4 ruote, la più importante ai giorni nostri del Campionato del Mondo Endurance Fia. Solo la crisi economica dell'industria automobilistica francese nel 1936 prima e le vicende belliche poi, con la successiva ricostruzione del paese dal 1940 al 1948 impedirono lo svolgimento di questo appuntamento.

Le Mans può essere considerata assieme ad Indianapolis e ad altre importanti località sedi di circuiti, una delle capitali mondiali dell'automobilismo. Vincere qui significa superare una sfida estrema che coinvolge uomini e macchine. L'unico pilota nella storia delle 4 ruote capace di imporsi a Le Mans, Indianapolis, Montecarlo e conquistare l'iride in Formula 1 fu il britannico Graham Hill. Il danese Tom Kristensen ha ottenuto il maggior numero di successi con 9 tra il 1997 e il 2013, 6 di questi consecutivamente dal 2000 al 2005. Secondo in questa graduatoria si è piazzato il belga Jacky Ickx. Ha tenuto alto l'onore dei piloti italiani Emanuele Pirro con 5 vittorie. Il solo equipaggio tutto nostrano a trionfare fu quello composto da Lorenzo Bandini e Ludovico Scarfiotti nel 1963.

Per quanto riguarda i costruttori finora la Porsche ha fatto la parte del leone con 16 affermazioni, l'ultima nel 1998. Al secondo posto in questa classifica però sta seriamente riducendo il distacco l'Audi con 13 successi, tutti ottenuti nel 21esimo secolo. La Ferrari si è imposta 9 volte, l'ultima risale al lontano 1965. L'Alfa Romeo conquistò 4 vittorie agli albori della corsa tra il 1931 e il 1934. A Le Mans le case automobilistiche giapponesi non hanno mai trionfato, ad esclusione della Mazda che lo ha fatto 1 volta.

Nel 1950 e nel 1954 prese parte alla corsa il pilota, diplomatico, giocatore di polo e playboy di fama internazionale Porfirio Rubirosa. Nel 1970 vi partecipò l'attore Steve Mc Queen che recitò e produsse un film sulla gara che uscì nel 1971. Furono ambientati alla 24 Ore di Le Mans pure delle storie a fumetti e un film dal titolo Adrenalina Blu dedicati al personaggio Michel Vaillant. Fino al 1970 i piloti dopo il segnale di via dato dalla bandiera francese, raggiungevano di corsa le proprie vetture, entravano e partivano. Per motivi di sicurezza in seguito si decise di adottare lo stile usato alla 500 miglia di Indianapolis.

Nel 1955 si verificò il più tragico incidente nella storia della corsa; infatti il francese Pierre Levegh su Mercedes all'inseguimento di Mike Hawthorn, tamponò l'Austin Healey di Lance Macklin. La vettura dello stesso Levegh si schiantò tra la folla, per poi distruggersi completamente uccidendolo assieme ad 83 spettatori, ferendone altri 120. La gara non venne interrotta per evitare che la folla ostruisse il lavoro delle ambulanze abbandonando il circuito. Vi furono anche altri incidenti negli anni successivi ma si cercò di migliorare la sicurezza, questo processo continua tuttora. Domenica 14 giugno sapremo chi succederà nell'Albo d'Oro all'Audi R-18 etron quattro, guidata dall'equipaggio: Marcel Fassler, Benoit Treluyer, Andre Lotterer.