Rosberg non si arrende, vince e mantiene i giochi aperti, per quanto millimetricamente. Serviva una risposta, occorreva una reazione. Il campionato 2014 è una storia a due, una questione tra lui e Lewis: a prescindere dall'epilogo finale, è bene chiarire i rapporti di forza da qui alla fine, rimarcare che uno trionferà ma l'altro non è una comparsa.
I numeri sono tutti dalla parte dell'inglese, non solo perché 17 punti di vantaggio significano tranquillità quasi assoluta, considerato lo strapotere dei bolidi che ha a disposizione, ma pure per il doppio di vittorie in cantiere e una condotta di gara solitamente più incisiva. Nico, escluse le cadute di qualche gara recente, è più metodico e, se alla fine è ancora in corsa, presupponendo un conto pari con la sfortuna (vedi appiedamenti vari di entrambi per guasti), è proprio perché ha saputo amministrare nelle giornate storte. Aggressività e precisione, decisione e calcolo sono i surplus di una velocità insita, caratterizzano gli approcci diversi e stabiliranno il risultato finale, il campione iridato.
In Brasile si balla, si gioca, si festeggia. E' la filosofia di un paese e della sua gente ed è la mentalità applicata dal tedesco per urlare al mondo "non sono un brocco". Domina il fine settimana e lotta per un'affermazione che vale per il titolo ma ancor più per l'orgoglio. L'Hamilton pilota non è in discussione, Rosberg vuole raggiungere lo stesso status che trascende i punti raccolti in pista. Grida all'amico d'infanzia "sono forte, non sottovalutarmi anche se ad Abu Dhabi esulterai tu". In qualifica è lesto, in gara è furbo, Austin è una macchia che inizia a sbiancarsi e nel deserto punterà a rimuoverla del tutto.
In questo si cala sorridente pure Felipe Massa, emozionatissimo sul podio in patria, tirato astutamente in mezzo in vista di uno scherzetto all'ultimo giro di posta. Il brasiliano è in crescita, ne combina di tutti i colori, ma ha fatto pace con la sorte e pertanto può essere un valido alleato. Se poi si pensa alla beffa subita proprio per mano di Lewis nel 2008, è un attimo ipotizzare lo sgambetto.
E' la vera resa dei conti, che torneranno o meno all'oste deluso di giornata, ma nella crisi che stronca in via definitiva la Marussia, almeno rimane il brivido di una stagione non ancora compiuta. L'interesse dei più infatti è già al dopo, al 2015, con il "mistero" Alonso, l'incognita Vettel e una Ferrari troppo spesso sbadata a fare da contorno.