Una corsa avvincente, intensa, incerta. Un Gran Premio emozionante come pochi in questa stagione, forse pochissimi negli anni precedenti. Soprattutto, un punto di svolta importante nel duello tutto interno a Mercedes per la conquista fratricida del titolo mondiale piloti. Si potrà obiettare che tutto ciò sia merito della particolare combinazione atmosferica, che ha impedito che su un circuito stretto e tortuoso come l'Hungaroring si dovesse assistere al consueto trenino soporifero e avaro di sorpassi: obiezione amaramente accolta. Eppure, se osserviamo esclusivamente il risultato, lamentarsi diventa davvero impossibile: l'edizione 2014 del GP d'Ungheria riconcilia tifosi e appassionati con una F1 quasi d'altri tempi. Ma andiamo con ordine.
IL VIA - Il pomeriggio ungherese si annuncia con uno scrocio improvviso che, nell'ora immediatamente antecedente il via, fa saltare tutte le strategie pianificate. Il solito dilemma fra pneumatici intermedi o full wet si risolve negli ultimi minuti prima del semaforo verde: la pista va rapidamente asciugandosi, montare gomme da bagnato pesante comporterebbe un rientro pressochè immediato ai box mentre azzardare le slick morbide costituirebbe un rischio troppo alto, vista la considerevole quantità d'acqua ancora presente su larghi tratti del tracciato magiaro. In griglia, tutti montano mescole intermedie. Lo stesso fanno Kevin Magnussen e Lewis Hamilton in corsia box: entrambi non hanno potuto schierarsi, complici gli interventi meccanici resisi necessari dopo i guai superati nelle qualifiche pomeridiane di sabato - l'incendio scenografico provocato da una perdita di camburante sulla Mercedes, lo schianto della McLaren alla curva uno nelle prime concitate fasi del Q3, caratterizzate da pista umida. La partenza è tranquilla nonostante le condizioni viscide dall'asfato ungherese: Nico Rosberg non ha uno scatto brillante, ma peggio di lui fa Sebastian Vettel, infilato all'esterno della curva 1 da Valtteri Bottas su Williams e, nell'accelerazione immediatamente successiva, anche da Fernando Alonso su Ferrari, sul quale però riesce a riguadagnare prontamente la posizione. Per il il pilota inglese, appena scattato dalla pit-lane, subito uno spavento tremendo: alla seconda curva, a causa dei freni ancora ibernati, il bloccaggio improvviso della ruota anteriore sinistra provoca un testacoda che lo accompagna contro le barriere, che fortunatamente tocca appena. Il danno non è irreperabile: un appendice dell'alettone è parzialmente divelta ma resiste, senza compromettere la stabilità aerodinamica della vettura numero 44.
PRIMA SAFETY CAR - La gara sembra procedere su binari arcinoti quando, dopo il sorpasso dello stesso pilota inglese su Kimi Raikkonen, che gli vale la tredicesima posizione, ecco il primo colpo di scena: al giro 8 Marcus Erikson perde il controllo del posteriore della sua Caterham che si produce nel tradizionale effetto pendolo e va a schiantarsi piuttosto brutalmente contro le barriere all'uscita della curva 3. All'ingresso immediato della Safety Car fa seguito la consueta girandola di pit stop: la pista va asciugandosi, anche pochi giri dietro la vettura di sicurezza contribuiranno a migliorare le condizioni climatiche del tracciato, quindi è il momento giusto per montare pneumatici da asciutto, rigorosamente morbidi. Unica eccezione sono le McLaren che, auspicando o prevedendo un secondo acquazzone, si ripresentano in pista con pneumatici intermedi: sarà un errore fatale, perchè non pioverà più e saranno costrette a rientrare pochi giri dopo, finendo nelle retrovie. Cambiano tutti e subito tranne Nico Rosberg, Valtteri Bottas, Sebastien Vettel e Fernando Alonso, che si fermano il giro successivo: Daniel Ricciardo guadagna la testa del gruppo, seguito da Jenson Button e Felipe Massa. Neanche il tempo di riprendere le ostilità che Romain Grosjean, tradito dalle gomme slick appena montate, scivola anch'egli alla curva 3 - dalla parte opposta rispetto al collega svedese - e termina la sua corsa contro le barriere di protezione, obbligando la safety car a restare in pista. E' durante questo secondo momento dell'interruzione obbligatoria che dal lato sinistro della Mercedes di Nico Rosberg si inizia a scorgere del fumo: il freno posteriore si sta surriscaldando e l'ingegnere di macchina gli suggerisce di spostare la ripartizione della frenata sull'impianto anteriore. Dopo la ripartenza, al giro 14, il pilota tedesco viene superato dal campione asturiano della Ferrari, che, dopo il secondo pit-stop dei piloti McLaren, si mette all'inseguimento di Daniel Ricciardo e Felipe Massa. Dietro i primi 3, che allungano, si forma un trenino guidato da Jean-Eric Vergne, sul quale la Mercedes numero 6 non riesce a compiere l'attacco decisivo, quindi la Red Bull campione del mondo e addirrittura Lewis Hamilton, che è già risalito in settima posizione.
SECONDA SAFETY CAR - Al giro 27 secondo ingresso della Safety Car: botto serio di Sergio Perez all'ultima curva, che termina la sua corsa addirittura contro il muro del traguardo finale. Per la Force India una giornata da incubo: pochi giri prima si era ritirato anche Nico Hulkenberg, a causa però di un contatto di gara. A rientrare ai box in questa occasione sono lo stesso Daniel Ricciardo, che cede il comando delle operazioni a Fernando Alonso e si accoda a Lewis Hamilton, e le due Williams, che scelgono di montare gomme medie per cercare di completare i 43 giri che le separano dalla bandiera a scacchi: i tecnici Pirelli hanno infatti ravvisato che quelle specifiche mescole subiscono un degrado minimo che, sommato a condizioni ambientali decisamente agevoli (basse temperature), potrebbero consentire loro di terminare la gara direttamente, ma non sarà così. 5 giri dopo, alcune sequenze spettacolari: dopo numerosi e vani attacchi del capoclassifica ai danni del tenace pilota francese della Toro Rosso, la Mercedes richiama il proprio portacolori teutonico ai box per la seconda sosta; negli stessi istanti, un'evoluzione dalla dinamica praticamente identica a quella di Sergio Perez porta il campione del mondo in carica a toccare il muro di fronte alla pit lane, ma senza riportare danni; subito dopo, Lewis Hamilton completa l'opera nella quale non era riuscito il suo compagno-rivale di squadra, raggiungendo la seconda posizione ai danni di Jean-Eric Vergne. Le strategie sono talmente diversificate che ogni previsione sembra irrimediabilmente destinata a fallire: al giro numero 50 la classifica vede al comando Daniel Ricciardo, con gomme morbide che hanno già 23 tornate sulle spalle (a 20 dal termine); al secondo posto c'è Fernando Alonso, con mescole morbide vecchie 12 giri; al terzo posto insegue Lewis Hamilton, che ha scelto gomme medie al giro 38 e quindi andrà fino alla fine; infine al quarto posto preme Nico Rosberg, che ha pneumatici morbidi ormai a fine corsa e deve necessariamente rientrare.
REMUNTADA - E' in questi frangenti che si decide la corsa: alla luce del prevedibile calo prestazionale delle loro gomme, ormai a fine vita, sia la Mercedes numero 6 che la Red Bull numero 3 decidono di rientrare ai box e dare il via all'inseguimento nei confronti della coppia composta dalla Ferrari numero 14 (alla fine saranno 32 i giri completati con l'ultimo treno di gomme morbide) e dal campione del mondo 2008, che passaggio dopo passaggio ritrova la scia del primo e si prepara ad attaccarlo. E' solo questione di tempo: Daniel Ricciardo, rientrato terzo e con gomme freschissime, approfitta della strenua difesa di Fernando Alonso su Lewis Hamilton per agguantare il duo di testa, mentre Nico Rosberg, tornato in pista in sesta posizione, si sbarazza rapidamente di Kimi Raikkonen e Felipe Massa e ora ha pista libera. A 8 giri dal termine davanti si è composto un nuovo terzetto, mentre la Freccia d'Argento numero 6 deve recuperare 20 secondi, se vuole congiungersi ai tre in lotta per il podio. Hamilton non riesce a sopravanzare Alonso, frenato da pneumatici poco performanti, mentre Ricciardo non riesce ad attaccare l'inglese in fondo al rettilineo in quanto anche quest'ultimo, essendo a meno di un secondo dal leader iberico, può utilizzare il DRS. Dietro di loro, Rosberg viaggia a ritmi vertiginosi, recuperando fra i 2 ed i 4 secondi al giro ad ogni passaggio. Al giro 67, la situazione critica si sblocca: Ricciardo approfitta della miglior trazione in uscita dalla curva 1 per affiancare Hamilton in quella immediatamente successiva, superandolo all'esterno con estrema caparbietà. E' fatta: al giro immediatamente successivo, DRS spalancato e aderenza nettamente più efficace, per il giovane australiano è uno scherzo superare anche la Rossa numero 14, del tutto impotente. La gara, però, non è ancora conclusa: Rosberg vuole provare a ribaltare un esito apparentemente deciso e proprio all'ultimo giro attacca il suo rivale-compagno di squadra nello stesso punto scelto perfettamente dal prossimo vincitore, ma Hamilton allarga astutamente la traiettoria ed obbliga il collega tedesco a finire con due ruote sull'erba, desistendo dai suoi propositi.
Sul traguardo vince Daniel Ricciardo, secondo è Fernando Alonso ed incredibilmente terzo Lewis Hamilton, seguito ad un'incollatura da Nico Rosberg; completano la top ten Felipe Massa, il miracolato Sebastian Vettel, Valtteri Bottas, il solidissimo Jean-Eric Vergne e Jenson Button, solitamente abilissimo nell'ottimizzare condotte di gara delicate ma stavolta penalizzato da una scelta errata. A sorridere più di tutti, a parte il vincitore, è proprio Hamilton, autore di una rimonta eclatante: partito ultimo a causa dell'ennesimo guasto meccanico sulla sua Mercedes, il fenomeno britannico è riuscito addirittura a recuperare 3 punti in classifica su un Nico Rosberg appannato, che dalla piazzola numero 1 in griglia ha chiuso addirittura al quarto posto.