Marc Marquez assesta una “manita” bella forte e prepotente, scomoda da Hailwood ad Agostini a Doohan e trionfa nel tempio della 24 ore a Le Mans. Je suis le meilleur! La copertina sarebbe tutta per lui, non fosse altro per la partenza sorprendente, la perdita di posizioni, il recupero, i sorpassi e la fuga senza pensieri. Il cabroncito però ci perdonerà: non può rimanere in secondo piano, almeno a noi italiani, la riscossa del Dottore!
Rossi c'è, come direbbe Meda. Si vede e si sente. Non ha vinto, non ha lottato come nella splendida notte del Qatar, ma resiste. Mantiene la promessa (“l'anno passato in Francia partii bene poi mi persi per strada, speriamo di fare all'inverso”) e centra il terzo podio stagionale, tutti secondi posti, che senza il marziano catapulterebbero il nostro chissà dove. E' veloce, è in forma, soprattutto è sereno.
Sarà pure cambiato il metodo di lavoro, saranno più o meno diverse le persone che lo circondano, Valentino mostra nuova freschezza e vecchia spensieratezza. Gioisce, sorride e si diverte, forte di un equilibrio psicofisico, che significa forza ed efficacia in pista. Non soddisfatto, come ogni agonista non può essere, ma consapevole.
Praticamente sempre davanti al compagno Lorenzo, tempestivamente competitivo, il pilota pesarese ha rilanciato le proprie quotazioni a suon di tempi, battaglie e risultati. Ha saputo affrontare ogni gara col giusto approccio, alternando pazienza e lucidità, lavorando e gestendo eventuali difficoltà con una competitività consistente. Questione di concentrazione e saggia esperienza, unite a capacità di adattamento e rinnovamento, così come l'inedito ruolo di fratello maggiore, guida e maestro di giovani ragazzi contagiosi e da lui contagiati.
Rossi è pronto per una seconda laurea, quella presa per passione fine a sé stessa. Corre perché gioca, gioca perché corre, pur senza perdere la fame e la voglia di vittorie. Una maturità “bambina” che ora si scontra con la gioventù matura di Marc e rende i due le stelle polari del motociclismo. Al momento, infatti, è storia solo fra loro, fra campioni-leggende, che non lascia spazio ad intrusioni. Valentino non ha vinto, studia per farlo, ma regala ancora colpi di gran classe. Un po' come il vecchietto e bistrattato Federer: campioni, leggende, in sostanza dispensatori di sogni.