Formula1: Missione fallita, Marcedes ancora più lontane
Se Barcellona doveva essere una cartina tornasole sul prosieguo del campionato, il responso alla bandiera a scacchi non è incoraggiante. Le Mercedes appartengono ad un'altra categoria, volano e scappano lontano, grazie non solo a una power unit palesemente più performante, ma pure a un'aerodinamica efficiente e un telaio bilanciato.
In un circuito completo e vario che permette di saggiare la competitività a 360° di una vettura, i 45" di Ricciardo dal duo di testa pesano molto di più di quanto già non lo sarebbero normalmente. La concorrenza, forte di nuovi aggiornamenti e sviluppi, contava infatti di ridurre il gap spingendo su quelli che erano considerati pseudo "punti deboli" della casa di Stoccarda, ma esce dal primo banco di prova con le ossa rotte.
Le due frecce d'argento hanno giocato tutto il tempo da sole, irraggiungibili da qualunque altro della compagnia, e hanno regalato giusto un po' di suspense e pepe al finale, quando Rosberg ha ricucito i pochi secondi di svantaggio ed è arrembato sugli scarichi di Hamilton. Neppure le variabili gomme e strategia, tanto temute alla vigilia, hanno attenuato tale superiorità schiacciante.
L'idea di un campionato già morto e sepolto è dunque sempre più diffusa e la relativa consapevolezza conseguentemente avvilisce. Non per un'antipatia nei confronti del dominatore di turno, quanto per l'assoluta assenza di incertezza e di aleatorietà del risultato, elementi base nella competizione sportiva. Nico, unico in grado di impensierire il collega e rendere avvincente la rincorsa al titolo, pare mancare di qualcosa e se di piloti e team padroni incontrastati ne abbiamo sempre visti, mai però è venuto meno l'eventuale outsider abile saltuariamente a sparigliare le carte.
Paradossale poi che a sorridere nel giorno della rassegnazione quasi definitiva a una stagione monocorde sia proprio il campione iridato in carica Sebastian Vettel, capace di una rimonta epica di undici posizioni e del giro veloce della corsa, dopo le magagne nelle gare precedenti e in prova.
Forse soltanto questo ultimo aspetto apre uno spiraglio verso un ritorno alla lotta e un recupero dell'agonismo in pista, che ha appassionato e mosso la Formula1 in ogni epoca. Le prestazioni della retroguardia non saranno costanti, ma iniziano a intravedersi a sprazzi. E se davanti corrono in fretta senza rallentare, in scia cresce il potenziale in attesa del cambio di ritmo decisivo. Del resto, è risaputo, gli anni delle rivoluzioni regolamentari sono costantemente sui generis e ritrovarsi tra qualche mese con valori in campo ridimensionati, quindi puntualmente smentiti, è tutto meno che improbabile.