Il conto alla rovescia è iniziato, è tempo di ritornare in pista per il tre volte campione Sebastin Vettel e i suoi inseguitori che dopo due settimane di stop continueranno a darsi battaglia nell'unica tappa italiana, quella del Gp di Monza. L'Autodromo brianzolo rappresenta uno dei circuiti più antichi e affascinanti della storia della F1, non solo perché si tratta di una pista veloce, non a caso viene definito il tempio della velocità, ma anche perché nel corso degli anni ha rappresentato un crocevia decisivo nella lotta per il titolo. Prima di rivivere un week-end pieno di emozioni, ripercorriamo la nascita e la storia di questo circuito.
La costruzione del tracciato iniziò a gennaio del 1922 dall'Automobile Club di Milano con lo scopo di commemorare il venticinquesimo anniversario di nascita dell'Associazione. La bozza principale prevedeva un tracciato a forma di "8" della lunghezza di 14 km, ma per ragioni ambientali si decise invece di approvare un progetto che utilizzasse le preesistenti strade del Parco Reale in modo tale da evitare l'abbattimento degli alberi. Tale progetti, redatto da Arturo Mercanti, Alfredo Rosselli e Piero Puricelli, prevedeva un circuito costituito da due anelli che potevano essere utilizzati anche separatamente: una pista stradale di 5.500 m con sette curve, e un anello di alta velocità di forma ovale con due curve sopraelevate, lungo 4.500 m.
A seguito di un susseguirsi di incidenti in pista ( la morta di Emilio Materassi e di una ventina di spettatori nel 1928 e di Giuseppe Campari, Borzacchini e Czaykowski nel 1933) gli organizzatori preoccupati decisero nel 1934 di introdurre un nuovo tracciato che comprendeva la curvata Sud, la curva Sopraelevata Sud, il breve raccordo del "circuito Florio" e metà del rettilineo delle tribune, vennero anche inserite delle chicane artificiali, il tutto con il risultato di ridurre la velocità di 70 km ora. Nel biennio 1938-39 venne progettata una seconda variazione che comprendeva il rifacimento del tracciato stradale, l'abbattimento delle curve sopraelevate, la realizzazione ex novo di tribune, box e fabbricati annessi. Il nuovo rettilineo (denominato Rettilineo Centrale) conduceva a due nuove curve a gomito che immettevano sul rettilineo d'arrivo collocate all'altezza della vecchia sopraelevata Sud e pavimentate in pavé, per questo furono battezzate "curve del porfido".
Dopo uno stop causato dalla seconda guerra mondiale, nel 1955 si decise di modificare ulteriormente il circuito di Monza alla scopo di mettere in sicurezza i piloti e i loro frequenti tentativi di record, per questo motivo venne imposta la ricostruzione dell'Anello di Alta Velocità sulle ceneri di quello abbattuto nel 1938: le due curve di porfido vennero eliminate e sostituite da un unica curva, la Parabolica, con lo spostamento della relativa tribuna in modo tale che la pista ritornasse a misurare 10 km di lunghezza. Gli ingegneri, Antonino Berti e Aldo Di Rienzo, si concentrarono sulla realizzazione di un "catino" di 4250 m, comprendente due rettifili di 875 m e due curve sopraelevate con raggi differenti: 318 m il raggio a Nord, mentre a Sud era di 312 m. Sempre nel 1955, durante una sessione di prove private, perse la vita il pilota Alberto Ascari. La dinamica dell'incidente non fu mai del tutto chiarita a causa dell'assenza di testimoni. La curva dove avvenne il tragico incidente, in precedenza chiamata curva del Vialone, fu ribattezzata curva Ascari in memoria del pilota.
La tragica scomparsa di Ascari purtroppo non fu l'unica, nel 1961 seguì quella di Wolfgang von Trips e nel 1970 quella del pilota austriaco Jochen Rindt entrato nella storia per essere divenuto l'unico campione del mondo postumo nella storia della F1. Durante il Gran Premio del 1971 fu superata la media di 240 km/h e con essa la pericolosità del tracciato, per questo vennero realizzate delle "chicane" provvisorie che nel 1976 furono rimpiazzate da tre varianti permanenti realizzate sul rettilineo dei box (variante della Roggia, Goodyear e Ascari).
Gli ultimi interventi per migliorare la sicurezza del circuito brianzolo continuarono fino ai primi anni 2000, quando furono introdotte nuove modifiche come l'ingrandimento degli spazi di fuga alle curve di Biassono e di Lesmo ed il restringimento della seconda curva di Lesmo. Nonostante tutte le misure di sicurezza adottate nel corso del tempo, il circuito di Monza rimane uno dei più veloci della F1, con una media di 260 km/h (realizzata da Barrichello nel 2004), una vera e propria sfida per tutti i piloti che si presentano sulla griglia di partenza.