Terzo giro, quattro punti interrogativi, una sola certezza: Fernando Alonso vince e la Ferrari convince. Il cavallino torna rampante e scalpita, il fantino conduce baldo e colpisce.

Partenza perfetta in gara e campionato, consapevolezza di un futuro roseo ancora tutto da confermare e orgoglio per una competitività costante. Finalmente il macinino delle ultime stagioni è andato in pensione, rottamato e dimenticato, e il bolide sotto il sedere dello spagnolo onora il rosso fiammante della livrea.

Prudenza sempre, entusiasmo inevitabile. Alonso è affamato, stanco e stufo del ruolo di eterno secondo, nonostante due titoli già in tasca e una stoffa da campione indiscussa. Soffre d’astinenza, vuole una svolta e sogna la riapertura di un ciclo di cui essere protagonista. Velocità, tempismo e intelligenza alla base di un riscatto, dove razionalità e temerarietà vengono necessariamente e sapientemente dosate. Serve a lui, serva alla squadra, serve ai tifosi.

Nella certezza, quindi, di una Ferrari probabile nuovo riferimento, nonché reale scuderia da battere, il primo buco nero è rappresentato da Massa, moderno Gemini dalla doppia faccia. Ringalluzzito, prestante e fiducioso, la realtà racconta altro, ovvero che dopo il primo round continua ad esaltare in prova, salvo poi perdersi in un bicchier d’acqua al semaforo verde. Quale delle due anime prevarrà, se prevarrà, è impresa ardua, nel frattempo il pilota brasiliano resta più enigmatico della sfinge.

Iceman e la Lotus salgono sul podio, la prova opaca in Malesia, però, è lungi dall’essere cancellata. Dubbi circa la reale valenza del binomio permangono e, malgrado la solidità di Raikkonen, la corsa titolo al momento presenta più di un’ombra.

Ombre che pure oscurano i volti di ogni esemplare taurino cinese, che ricondurre allo scontro di Sepang sarebbe colpevolmente riduttivo. La lattina non è più carrozza e assomiglia ad una zucca troppo pesante per le nuove gomme, pecca di superficialità e gravi disattenzioni, soprattutto sbaglia e rattoppa, confezionando un suicidio da manuale. Perde lo scettro e arranca, costretta a un indesiderato e inaspettato inseguimento, malgrado il contestato Vettel sia ancora avanti e regali uno spettacolo da cineteca. Difficoltà o sfortuna? Inferiorità o errori? Impossibile dare una risposta.

Così come succede per la Mercedes, che un giorno illude e l’altro delude. Partenza fulminante, dichiarazioni di guerra e poi rientro ai box con poco più che briciole. Ross Brawn, vecchia volpe, crede nell’aggancio, ma sulla tempistica aleggia una certa oscurità, come pure sulla sua effettiva realizzazione.