Spesso lo scorso anno l'Inter finiva per restare con il fiato corto, nonostante le sole due competizioni da disputare, e Spalletti si trovava in difficoltà per provare a risollevare situazioni complicate inserendo qualcuno dalla panchina. Una situazione che si è protratta fino alla fine della stagione ma che, comunque, non ha influito sul risultato finale del campionato dei nerazzurri che si è culminato con la qualificazione in Champions. Per evitare la stessa situazione della passata stagione e per ovvi motivi numerici in vista del percorso europeo in Champions, Ausilio & company hanno agito sul mercato in estate per rinforzare anche dal punto di vista numerico l'organico a disposizione di Spalletti che ora, ormai con tre mesi di lavoro alle spalle, si gode quegli uomini in più che alla sua Inter mancavano. E l'ultima sfida con il Frosinone ne è stata la dimostrazione: tanto turnover, una situazione complicata dopo le quattro scoppole contro l'Atalanta ma comunque una vittoria convincente per 3-0, decisa proprio da chi in questa rosa lavora sottotraccia per farsi trovare pronto.
E partiamo quindi proprio da chi ha timbrato il cartellino contro i ciociari, ovvero Lautaro Martinez e Keita. Uno arrivato con tante aspettative, l'altro più nell'ombra e non osannato ma entrambi bravi a riscattarsi dopo un periodo complicato. Senza contare i 90 e passa minuti con il Frosinone, Lautaro in A aveva giocato meno di 300' segnando, però, un gol, mentre Keita era stato impiegato di più ma senza mai aver trovato la via della rete. Entrambi sono stati in grado di prendere in mano l'Inter nel match di Sabato e di portarla alla vittoria, con un assist a testa, un gol per l'ex Racing e addirittura due per l'ex Monaco e Lazio. Attorno a questi numeri una buona prestazione fatta di diversi spunti, molto lavoro per i compagni e una carta d'identità che dice di entrambi essere due giovani di ottimo prospetto. Un riscatto che lancia quindi un segnale a Spalletti e che dimostra come anche la linea verde dalla panchina possa fare bene.
Tra gli altri "sostituti" (parola che non piace per niente a Spalletti che invece li considera tutti titolari) ci sono Borja Valero, D'Ambrosio e Miranda, che l'Inter titolare l'hanno assaggiata già l'anno scorso e sanno dare una notevole mano alla causa, se chiamati al dovere, ma soprattutto i "rinati" Joao Mario, Dalbert e Gagliardini: i primi due sembravano ormai oggetti misteriosi ma sono stati trasformati in ottimi jolly da Spalletti, come dimostra la prestazione contro il Genoa, mentre il centrocampista azzurro si è risollevato e ha dimostrato di voler lasciare il segno nella stagione nerazzurra, segnando addiruttora una doppietta proprio contro il Grifone e riprendendosi così la maglia della Nazionale.
Una rosa che quindi dimostra tutto il valore anche grazie al lavoro di Spalletti che ha sempre dato fiducia a tutti e ha sempre speso parole di elogio per chi ha avuto meno opportunità per giocare. Tanti cambi che permettono al tecnico nerazzurro di sperimentare sì, ma anche di avere la convinzione di aver nelle mani una rosa ampia e profanda con la quale si può puntare in alto.