L’Inter cade alla prima di campionato in casa del Sassuolo. Un rigore di Berardi al 27’ del primo tempo condanna gli uomini di Spalletti ad un inizio di campionato ad handicap.
Falsa partenza a tutti gli effetti. La sconfitta del Mapei Stadium è stata dolorosa per il popolo nerazzurro, soprattutto perché del tutto inattesa. Ma anche perché, alla luce di quanto visto in campo, meritata. Onore per il Sassuolo di De Zerbi, mostratosi già in condizione fisica e con idee tattiche ben definite. Ma i demeriti dell’Inter non mancano.
Nel 4-2-3-1 di Spalletti il grande assente è Milan Skriniar, baluardo difensivo nella stagione passata, quando non rimase fuori nemmeno un secondo di gioco. Ai lati della (rivedibile) coppia centrale De Vrij-Miranda, fiducia a Dalbert sulla sinistra, con D’Ambrosio sulla corsia di destra. La serata del brasiliano ex Nizza è stata pessima e – per questo – durata solo 45’. Sofferente in fase difensiva, spesso fuori tempo nella metà campo avversaria, Dalbert ha mostrato di avere ancora dei passi avanti da fare.
Oltre ad una difesa da rivedere, il principale problema dell’Inter nella serata emiliana è sembrata la linea mediana. Brozovic, non al meglio della condizione, è stato l’unico reduce dalla finale Mondiale mandato in campo da Spalletti, semplicemente per mancanza di alternative. Vedendo il rendimento, decisamente deludente, di Brozo, unito ad un Vecino spesso fuori dal gioco, è sembrato evidente come a centrocampo, specie nel ruolo di regista, qualcosa sarebbe servito dal mercato. Modric forse sarebbe stato un colpo troppo ambizioso, ma è vero che alternative per avere un creatore di gioco di livello sarebbero state alla portata.
Sulla trequarti, ogni componente del trio alle spalle di Icardi ha deluso, ognuno per motivi diversi. Lautaro Martinez aveva i riflettori puntati su di sé. L’argentino ha faticato a trovare spazio nelle linee del Sassuolo, ma i numerosi falli subiti gli hanno fatto già capire quanto sia fisica la nostra Serie A. Cosa già nota a Matteo Politano. Schierato come ala destra, l’ex di serata è uscito alla distanza, cercando di portare imprevedibilità ma giocando nel complesso una partita sottotono. Sulla sinistra c’è stato un altro debutto in nerazzurro, quello di Asamoah, apparso tra i pochi veramente in condizione tra i nerazzurri.
L’unica punta di questo modulo tipicamente spallettiano era, ovviamente, Mauro Icardi. L’argentino è un killer dell’area di rigore, come confermano i due titoli di capocannoniere ottenuti in Serie A, tra cui quello dello scorso anno. Ma tutti i 29 gol del campionato appena trascorso l’argentino li ha segnati da dentro l’area di rigore. Ecco perché, ad un attaccante così, è difficile chiedere di creare occasioni valide senza ricevere palloni giocabili. E se poi, all’unico pallone buono, arrivato da un cross dalla sinistra del subentrato Perisic, Maurito spara alto a porta spalancata, si capisce che la serata interista può finire solo in un modo.
Spalletti aveva svelato le carte nella conferenza stampa alla vigilia della partita. Con una metafora aveva fatto capire che, dopo un mercato da big, ora toccava a lui e ai suoi giocatori dimostrarsi grandi, per davvero. “Abbiamo voluto questa bicicletta, ed ora dobbiamo pedalare” aveva detto il tecnico toscano. La sua Inter ha forato alla prima, ma ha ancora tanta strada da fare, cercando di capire quale sia davvero il suo obiettivo. Tra le prime quattro dello scorso anno, solo i nerazzurri hanno mancato i 3 punti all’esordio stagionale. Domenica si riparte da San Siro, dove arriverà il Torino dell’ex Mazzarri. Dopo la falsa partenza, Spalletti deve risalire in sella e pedalare. Per allontanare le prime critiche, che potrebbero trasformare una bella biciclettata in una corsa ad ostacoli.