La tanto odiata sosta per le nazionali è arrivata. Una ricorrenza che oggi più che mai viene accolta con una smorfia, considerando che la nostra nazionale non parteciperà al prossimo mondiale. In questo periodo dell'anno, è consuetudine "coprire" i buchi, lasciati dalla mancanza di calcio giocato, con quegli articoli, che solitamente tieni in naftalina, riservandoli per momenti come questo. Analizziamo quindi l'attuale situazione della Società Sportiva Lazio e i motivi della "crisi".

CRISI ANNUNCIATA

Una crisi, quella della Lazio, tanto repentina quanto improvvisa, ma sicuramente non imponderabile. Chi si stupisce dell'attuale situazione è soltanto un illuso che in estate non ha saputo accettare una sconfortante verità. Un campanello d'allarme che era suonato da tempo in quel di Formello, ma che in molti hanno preferito non ascoltare. E così, chi si azzardava ad evidenziare le lacune di una squadra incompleta e le mancanze di un mercato approssimativo e capzioso, veniva etichettato come "gufo". Il classico tifoso (o "giornalista tifoso", che dir si voglia) il cui unico obiettivo è quello di destabilizzare l'ambiente. Ebbene si, la storia ci insegna che spesso questi "uccelli del malaugurio" sono i più lungimiranti, proprio perchè decidono di aprire gli occhi e di guardare in faccia la cruda realtà.

I MOTIVI DELLA CRISI

Inutile girarci intorno: lo avevo previsto. E non perchè io sia un moderno nostradamus, ma semplicemente perchè questa era una situazione ampiamente preventivabile. In estate, la Lazio ha lasciato partire tre giocatori cardine della scorsa stagione: ovvero Balde Diao KeitaLucas Biglia Wesley Hoedt. Se a sopperire alla mancanza del numero due olandese ci ha pensato Luiz Felipe Ramos Marchi (un colpo di "fortuna" del DS Igli Tare, che bene aveva pensato di non sostituire l'ex AZ, lasciando il reparto difensivo della Lazio in difficoltà numerica), non si può dire lo stesso degli altri due. Il senegalese, arma in più del finale della scorsa stagione, è stato "sostituito" (si fa per dire) da Luis Nani. Un calciatore con un passato prestigioso, ma sulla via del declino oramai da diversi anni. Un altro "tappa buchi", l'ennesima operazione frettolosa (vedesi le tempistiche dell'affare) e approssimativa. Il portoghese non è mai stato realmente preso in considerazione da Simone Inzaghi, ed è diventato praticamente un corpo estraneo. Un'importante risorsa sostituita con un epurato impiegato con il contagocce: credo che la differenza sia lapalissiana. 

L'esultanza di Leiva, contro il Bologna. Foto prelevata dal Profilo Facebook Ufficiale della S.S Lazio.

MANCATO IL SALTO DI QUALITA'

Quella di Lucas Biglia è stata senza dubbio la cessione più dolorosa del mercato estivo bianco celeste. Tralasciando il peso che ha avuto il suo addio nello spogliatoio, con la fascia di capitano ereditata da chi non è adatto ad adempiere ai suoi compiti, l'addio del "Metronomo di Mercedes" ha impoverito terribilmente il centrocampo della squadra capitolina. Se il mancato rimpiazzo di Keita è stato minimizzato dall'esplosione di Luis Alberto Romero Alconchel, lo stesso non si può dire per l'argentino. A sostituire l'ex Anderlecht, sono arrivati Lucas Leiva Davide Di Gennaro. Il primo, sebbene sia un giocatore di altissimo livello, non può sostituire l'argentino. Non tanto per qualità tecniche, quanto per caratteristiche peculiari e predisposizione alle doti di regia. Il secondo, invece, si è dimostrato totalmente inadatto nel primo scorcio di stagione, tanto da essere impiegato (anch'egli) con il contagocce, per poi sparire (a causa di ripetuti infortuni) fino ad oggi. La partenza di Biglia ha privato la Lazio del suo faro, dell'unico giocatore in rosa dotato di capacità di regia. Un ruolo fondamentale e non trascurabile, quello del regista nel calcio moderno, che ha impoverito la qualità della manovra bianco celeste, rendendola farraginosa e prevedibile. Quando la Lazio non può sfruttare le sue capacità di ribaltamento dell'azione va in estrema difficoltà, ed è il motivo principale che si cela dietro questa "crisi".

COME SI ESCE DALLA CRISI?

La Lazio ha mancato (per l'ennesima volta) la possibilità di effettuare il tanto agognato "salto di qualità". L'avvicendamento Biglia-Leiva ha visto i capitolini uscirne indeboliti. Claudio Lotito Tare non hanno saputo sfruttare l'opportunità di regalare al proprio allenatore una rosa completa e competitiva. Sarebbe bastato affiancare il brasiliano all'argentino, per avere una mediana di altissimo livello e dei ricambi all'altezza. Un problema che oramai da diversi anni si ripete, con cadenza biennale, nell'ambiente bianco celeste. Quindi, di fronte all'ennesima replica di questo film drammatico, per quale motivo dovrei fingermi stupito di questa situazione? A chi mi chiede quale sia il modo per uscire dalla crisi, io rispondo che un modo non c'è. Non importa quanto si scervelli Inzaghi: la rosa è corta e gli interpreti a sua disposizione sono questi. Attenzione però: non è mia intenzione quella di esentare il piacentino da colpe. Anzi, sono stato spesso duro con lui nei miei pezzi. Il punto è: l'allenatore ha poco da inventarsi se su venticinque giocatori disponibili nessuno è un regista. Al limite me la posso prendere con coloro che hanno avuto la presunzione di poter sostituire uno dei migliori playmaker del panorama europeo con un giocatore di rottura, ma anche con chi si diceva contento di tutto ciò.