Ci risiamo. Dopo l'illusione, targata Europa League, ecco che arriva la doccia fredda. Una secchiata d'acqua ghiacciata, dritta in faccia, a svegliare dal loro torpore tutti i supporters bianco celesti. La Società Sportiva Lazio è questa. Una squadra capace di alternare grandi prestazioni, come quella di giovedì in quel di Kiev, ad altre ignobili, ad esempio quella di ieri sera. La Lazio è questa, a volte bella ma molto incostante, perfettamente coerente con la propria dimensione, e la discontinuità non ti apre (quasi mai) le porte per "l'europa che conta".
INZAGHI SBAGLIA TUTTO
A chiunque abbia visto l'undici iniziale della Lazio, prima del fischio d'iniziale, sarà venuto spontaneo chiedersi: perchè? Scellerate le scelte di Simone Inzaghi di riproporre Fortuna Wallace e Luis Nani dal primo minuto. Il brasiliano sta vivendo una stagione disastrosa ed è risultato inadatto praticamente ogni qualvolta che è stato chiamato in causa, eppure Inzaghi si ostina a mandarlo in campo. Il portoghese sta vivendo uno dei momenti più bui della sua gloriosa carriera. Mai realmente calatosi nella realtà bianco celeste, sta attraversando un periodo di crisi. Motivazionale, prima che fisico. Il ruolo cucitogli dal piacentino (seconda punta) non gli va a genio, così come non ha digerito il poco spazio concessogli fino a questo momento. Forse proprio per questo Inzaghi ha deciso di rilanciarlo, per dargli un "segnale". Per fargli capire che anche lui è importante. Tuttavia, non poteva scegliere momento e modo peggiore per farlo. La scelta dell'allenatore della Lazio è sembrata quasi un "contentino". Una decisione che non ha pagato, e su cui lo stesso Inzaghi si è ravveduto appena 45 minuti dopo. Non un bel comportamento nei confronti della stella ex Manchester United, un atteggiamento che è servito solamente ad incrinare ulteriormente il rapporto fra Nani e la Lazio.
CERTEZZE DETERIORATE
La Lazio ha smarrito le proprie certezze, oramai è palese. Quella che è sbattuta sul muro eretto dal Bologna Football Club 1909 è una squadra senz'anima e senza identità, incapace di reagire alle intemperie. Inzaghi è in confusione, lo dimostra la scelta (inspiegabile) di tirare fuori dalla naftalina due giocatori come Wallace e Nani. Due elementi fra i meno utilizzati, gettati nella mischia all'improvviso, in una partita così delicata, senza un apparente motivo. All'intervallo, come preventivabile, fuori entrambi e ritorno al "classico" 3-5-1-1. Un mea culpa grosso quanto una casa, da parte di Inzaghi, che però non è servito a scuotere la Lazio, che non ha avuto la forza di portare a termine la rimonta. Lo specchio della partita, poi, è stata l'ultima sostituzione operata dai due tecnici. Inzaghi ha richiamato in panchina Felipe Anderson, e lo ha sostituito con Felipe Caicedo. Una scelta in controtendenza con quelle precedenti, dove solitamente il piacentino osava di più, nei minuti finali, per trovare la vittoria. Questo mentre Roberto Donadoni toglieva Adam Masina (prettamente difensivo) per inserire un più offensivo Ladislav Krejčí. Il tecnico del Bologna viene allo Stadio Olimpico per vincere, mentre quello della Lazio, forse memore di quanto successo due mesi fa contro il Genoa, si "accontenta" del pari. Una scena che parla da sola.
CHAMPIONS (QUASI) SFUMATA
L'atteggiamento del tecnico piacentino non è certamente piaciuto ai giocatori della Lazio. La scena in cui Anderson, senza troppi complimenti, manda a quel paese il proprio allenatore è emblematica ed è lo specchio della situazione attuale della squadra capitolina. Lo scenario quarto posto, adesso, si fa decisamente complicato. L'Inter ha superato i bianco celesti, mentre il "magic moment" del Milan sembra non finire mai. Entrambe hanno una partita in meno, ma allo stato attuale è, francamente, difficile ipotizzare un prepotente ritorno della Lazio nella lotta Champions. Non tanto per le qualità tecniche, in quanto i romani avrebbero anche i mezzi per arrivare quarti, quanto per l'atteggiamento. In un campionato tattico come quello italiano, solitamente, sono sempre le squadre che subiscono meno goal ad ottenere i risultati migliori. La Lazio ha sempre compensato alle amnesie difensive con una media realizzativa invidiabile, ma, ora che l'attacco si è inceppato, i bianco celesti sono diventati prevedibili e facilmente neutralizzabili. Sembra lo scontato epilogo di un film già visto. Come quelle pellicole che ti catturano a tal punto da vederle e rivederle più volte, fino a quando non impari a memoria ogni singola battuta. Tuttavia, questo film è tutt'altro che divertente. La Lazio ogni anno illude i propri tifosi, partendo a razzo per poi fermarsi al giro di boa. E se le commedie di Salemme e Casagrande mi rimangono in testa per la qualità delle loro battute, non si può dire lo stesso di questa squadra. Un sadico e perverso thriller horror, che si ripete meccanicamente ogni anno. Ed ogni anno lo si riguarda. Di nuovo. Con la speranza che, questa volta, cambi il finale.