Allo Stadio Olimpico di Roma, l'Associazione Calcio Milan elimina la Società Sportiva Lazio e accede alla finale di Coppa Italia 2017/2018. Decisivo l'errore dal dischetto (ad oltranza) di Luiz Felipe Ramos Marchi, con conseguente centro di Alessio Romagnoli. I meneghini affronteranno in finale la Juventus Football Club

LEZIONE DI CALCIO

Sdegno (incomprensibile) dei tifosi laziali dinanzi all'atteggiamento della compagine rosso nera. Rea, secondo loro, di essere venuti all'Olimpico a giocare di "catenaccio", unico modo che avevano per uscire indenni dalla città eterna. Gennaro Gattuso lo ha capito, ed ha sfruttato quest'unica possibilità nel migliore dei modi, e di questo gliene va dato atto. Complimenti al Milan, che non ha rubato niente e che ha meritato di affrontare la Juventus il prossimo 9 Maggio. I tifosi bianco celesti dovrebbero prendersela più con la propria squadra che con quell'avversaria. La stessa squadra che non è stata capace, negli ultimi tre confronti stagionali, di avere ragione di un'avversaria nettamente inferiore sotto tutti i punti di vista. Un "mea culpa" grosso quanto il "Cupolone".

MEA CULPA, MEA MAXIMA CULPA

La partita di ieri sera ha certificato (non che ce ne fosse bisogno) la lapalissiana superiorità della Lazio nei confronti del Milan. Ed è proprio questo l'aspetto che dovrebbe far imbestialire maggiormente i supporters della squadra capitolina. La Lazio, nonostante un assedio perpetuato per quasi 120 minuti, non è riuscita a scardinare la difesa del diavolo. Una squadra compatta, solida e ben organizzata, ma che non ha fatto altro che barricarsi davanti a Gianluigi Donnarumma per tutta la partita, pregando Sant'Ambrosio affinchè concedesse loro la grazia dei rigori. In questo senso, è stato un po' come affrontare il Chievo o il Verona. Una squadra, quella rosso nera, che ha giocato per "non prenderle" sia all'andata che al ritorno.

STUCCHEVOLE PREVEDIBILITA'

Al netto della disparità tecnica, la sconfitta di ieri sera può essere considerato il primo "fallimento" stagionale della LazioSimone Inzaghi ed i suoi uomini avevano il dovere di affrontare la Juventus per la quarta volta in stagione. Un'occasione troppo ghiotta, considerando il dislivello fra lei e l'avversario che le si è parato davanti. A Gattuso è bastato poco per rendere inoffensiva una squadra il cui potenziale bellico è mostruoso, ma spesso troppo lezioso sotto porta. Quella di Inzaghi è una squadra che va in enorme difficoltà quando trova una squadra arroccata negli ultimi sedici metri davanti a se, e di questo ne avevo già parlato in un altro pezzo. Lo spartito tattico della Lazio è dannatamente prevedibile. Se prima riuscire ad imbrigliare lo "stratega" Inzaghi era un'impresa che riusciva a pochi, oggi è perfino troppo facile. Finito l'effetto "sorpresa" di inizio stagione, dove i capitolini erano una vera e propria mina vagante, la Lazio è tornata ad essere una squadra come tutte le altre. La squadra ammirata ad inizio stagione, scorbutica da affrontare, stoica dietro e letale nelle ripartenze, è stata capita e portata all'angolo da tutti. Inzaghi farebbe bene a trovare un'alternativa al suo classico gioco, perchè quello attuale lo hanno capito tutti e rischia di trasformarsi in un harakiri