Allo Stadio Olimpico di Roma, il Genoa Cricket and Football Club passa e s'impone per 2 a 1 sulla Società Sportiva Lazio. Seconda sconfitta consecutiva per gli uomini di Simone Inzaghi, che mai avevano perso per due volte consecutive in questo campionato.
LAZIO, SEI PREVEDIBILE
Inzaghi deve fare a meno di due uomini chiavi: Sergej Milinkovic-Savic e Senad Lulic. Per ovviare a queste assenze, Inzaghi lancia Alessandro Murgia come mezz'ala destra e Jordan Lukaku come tornante mancino a tutta fascia. Il copione della partita è di quelli facilmente preventivabili. Il Genoa, dall'avvento in panchina di Davide Ballardini, è la seconda miglior difesa del campionato, con appena quattro goal subiti. Meglio anche del Napoli e appena uno in più della Juventus. Il che lascia presagire un copione facilmente preventivabile, con i liguri che si difendono in dieci dietro la linea della palla e la Lazio che fa la partita. O almeno ci prova. La manovra della squadra di Inzaghi è lenta, farraginosa e dannatamente prevedibile. L'assenza del gigante serbo ha tolto una risorsa offensiva imprescindibile alla squadra capitolina. Con Luis Alberto che, con il suo solito lavoro di raccordo fra centrocampo e attacco, arretra per giocare il pallone vicino a Lucas Leiva, Ciro Immobile è troppo isolato al centro dell'attacco, sistematicamente stretto nella morsa dei tre centrali rossoblu e incapace di puntare verso la porta di Mattia Perin.
LA MANCANZA DI VARIABILI TATTICHE
Una costante in questa stagione della Lazio, è stata sicuramente l'enorme difficoltà nell'affrontare squadre chiuse. I biancocelesti sono una squadra che si trova decisamente più a suo agio quando può lasciare l'iniziativa all'avversario, sfoggiando quella che è la sua arma migliore. Ovvero, le ripartenze veloci, sfruttando le capacità di attaccare lo spazio dei suoi avanti. Quando a dover fare la partita è proprio la Lazio, la squadra di Inzaghi va in apnea. Questo perchè i capitolini sono una squadra costruita per attendere l'avversario e colpirlo sulle ripartenze, non sono una squadra in grado di dominare l'avversario attraverso il gioco. In questo senso, l'avvicendamento in cabina di regia fra Lucas Biglia e Leiva ha sicuramente giovato alle eagles, in quanto ha fornito loro un giocatore con caratteristiche più adatte alla filosofia di gioco del tecnico piacentino. Tuttavia, allo stesso tempo, li ha privati dell'unico giocatore della rosa in grado di velocizzare la transizione del pallone e "pulire" la manovra. Oramai la Lazio non è più una sorpresa, le avversarie la temono e vengono all'Olimpico parcheggiando il pullman davanti alla porta. Questo penalizza inevitabilmente la Lazio, il cui giro palla è spesso lento e prevedibile. Senza Milinkovic-Savic, il problema viene acuito: in quanto i biancocelesti perdono il loro "uomo in più" nell'area di rigore.
INZAGHI TROVI LE GIUSTE CONTROMISURE
Parlare di "crisi" dopo appena due sconfitte di fila, rispetto ad un percorso (quasi) netto fino a questo momento, sarebbe ingiusto nei confronti di una squadra che sta facendo così bene. Tuttavia, due indizi fanno una prova ed il primo campanello d'allarme sta già suonando da tempo in quel di Formello. In Italia lo hanno capito tutti come gioca la Lazio ed hanno anche trovato le contromisure adatte per neutralizzarla. Ora sta a Inzaghi, da grande stratega qual è, rispondere con una contromossa altrettanto efficace. Non è un caso che l'unico goal di ieri sia arrivato dai piedi di Marco Parolo, centrocampista col goal nel sangue ma non propriamente un attaccante, al netto di una prestazione sottotono dei giocatori più rappresentativi. Inzaghi non può più permettersi di regalare un tempo agli avversari, schierando dall'inizio una formazione che non può scardinare una difesa serrata, e sperando di sbloccarla sempre nel secondo grazie all'ingresso in campo dei giocatori con più qualità. Questa volta, ne Felipe Anderson ne Luis Nani sono serviti alla causa, trovandosi inermi e incapaci di reagire all'interno dell'occhio del ciclone. Discutibile anche la scelta di inserire Patricio Gabarron Gil e non Felipe Caicedo nel finale di partita, cercando di difendere un pareggio (in casa col Genoa!) che alla fine, ironia della sorte, non è arrivato. Lo spartito tattico della Lazio è obsoleto e necessita di un'attenta revisionata, che Inzaghi lo capisca a partire dalla prossima giornata. Sabato la Lazio è attesa al San Paolo dal Napoli capolista e non sono ammessi altri passi falsi, onde non dilapidare quanto di buono fatto in questi mesi in tre misere partite. La qualificazione alla prossima Champions League passa anche (e soprattutto) da qui.