Dopo l'importante gara con la Roma, terminata con lo stretto risultato di 1-1, l'Inter si trova a dover affrontare la Spal, all'ora di pranzo, fuori di casa.
Così ha parlato Luciano Spalletti in conferenza stampa.
Il tecnico risponde ha chi gli chiede se si ritiene fiducioso dopo quanto visto la scorsa giornata: "Lo sono sempre, perché la fiducia è contagiosa, come la sfiducia. Ho visto dei miglioramenti, poi siamo tornati un pochettino indietro. Ma non è solo quanto ho visto, è la conoscenza dei miei calciatori che mi fa stare abbastanza tranquillo. Ci sono stati dei piccoli passi indietro nel nostro percorso, ma vedo molta applicazione e disponibilità. Mi sembra di vedere anche una maturazione in base alla conoscenza di quello che è il tragitto che dobbiamo fare per arrivare in fondo ed è fondamentale. Dobbiamo fare punti. Prima bisognava continuare a vincere e ora bisogna tornare a farlo, usando qualità differenti da quelle di prima. La disponibilità, professionalità e forza mentale dei calciatori è indubbia. Sono fiducioso".
Kondogbia e Joao Mario hanno lasciato il club, diversa però sembra essere la situazione di Dalbert: "Prima di tutto perché gli ho preferito altri calciatori. Le qualità sono indubbie. Venendo a giocare in un campionato diverso deve fare delle conoscenze riguardo alle usanze, bisogna fare esperienza. Diventerà un buonissimo calciatore e potrà far vedere tutte le sue qualità riguardo al prezzo per il quale è stato preso. Le aspettative sono un conto, le qualità sono altre, ma su di lui quelle aspettative si possono tenere e infatti noi lo terremo con noi".
Oltre a chi parte però c'è anche chi arriva, come Rafinha: "Intanto dico che tra quelli che abbiamo preso Lisandro Lopez è abbastanza definito, un difensore centrale che conosce il ruolo come le sue tasche. È entrato a piedi pari, comanda i compagni, prende decisioni. Si sente dentro il clima. Rafinha invece può giocare da più parti. Durante la partita ci sono dei 'mini-campetti' in cui bisogna avere qualità tecnica e rapidità, perché gli avversari ti saltano addosso oppure ti aspettano. Lui nelle misure ridotte è perfetto. Può giocare esterno, centrocampista offensivo, trequartista dove sta più comodo di tutti. Ma conosce il calcio e questo gli rende le cose abbastanza semplici. Abbiamo preso un calciatore forte, deve mettere a posto la condizione fisica ma mi aspettavo peggio per il periodo che è stato fuori. Invece è pronto, reattivo, qualitativo come è lui".
Rimanendo in tema mercato Spalletti parla prima di Pastore: "È sicuramente un grande calciatore, non vado a interferire sulle trattative e il mercato. Ne vengo a conoscenza. Quando sono in riunione e me le dimentico le vedo sul giornale. È uno di quelli di cui abbiamo parlato, è un grande calciatore, ma abbiamo parlato di altre situazioni senza perdere di vista quelle che abbiamo già. Col mercato a volte si rischia di lasciare un po' indietro l'importanza di chi ci ha portato fino a qui, perché altrimenti si butta via un percorso fatto per dare seguito a questa classifica. Però Pastore è importante, mantiene unito il gregge..."; e poi dei giovani di casa Inter: "Vanheusden è forte nonostante sia giovane. Se l'avessi avuto a disposizione non avrei avuto problemi a usarlo per quanto mi ha fatto vedere per personalità e contrasto. Ha questi occhi espressivi, profondi. Non ti vuole dimostrare con lo sguardo niente, ma poi si prende delle responsabilità. Aspettiamo che guarisca. Pinamonti, invece, mi ha chiesto consiglio sul suo futuro per capire se rimanere ad allenarsi con uno come Icardi, cosa che può aiutarlo, oppure andare altrove. Con la società stiamo facendo un discorso perché per andare via da qui deve trovare una situazione dove gli garantiscono di giocare un po'".
Domenica si sono viste alcune novità, come spiega Spalletti: "Durante le partite succede di rendersi conto di quanto sta accadendo e quindi di andare a crearsi i presupposti accompagnando l'azione. Con il centrocampista un po' più alto abbiamo fatto meglio nel secondo tempo e un po' peggio nel primo. Si può usare anche questo ed è un'arma in più. È chiaro che nella ripresa con la Roma, essendo andati sotto, abbiamo provato a fare qualcosa in più. Dopo il gol ci sono stati pochi minuti ma la situazione è che ci fossimo un po' accontentati perché abbiamo avuto il timore di perderla e questo non deve succedere perché tra noi e l'obiettivo che abbiamo c'è il valore del tempo, che va usato bene. Le cose vanno fatte, la lancetta non si ferma mai. C'è un tempo per fare qualsiasi cosa, ma vanno fatte ora e basta. Dobbiamo essere consapevoli che non sappiamo quando succederà quella cosa, ma quando accade dobbiamo aver fatto tutto nel giusto tempo. Dobbiamo sempre provare a portare a casa la vittoria e non averla cercata nell'ultima parte di gara non mi è piaciuto granché".
Lazio, Inter e Roma, tre squadre si giocano gli ultimi due posti Champions, ecco dove può essere la differenza secondo il mister: "L'insistenza sul modo di lavorare, dell'avere in base a quel che proponi. Per avere devi fare e per fare devi essere. Si tratta giorno dopo giorno di mettersi in condizione di proporre cose che ti diano un risultato, una risposta e giorno dopo giorno riuscire ad anticipare. Quando gli altri sono pronti, tu sterzi e fai altro e li mandi in affanno per venirti dietro. Conta il lavoro giornaliero, il volere e dovere portare a casa un pezzettino di risposta e di risultato per arrivare in fondo all'obiettivo. Quando ho iniziato ad allenare si diceva che per iniziare intanto si correva e si vincevano i contrasti. Poi si pensava ad altro".