La sconfitta contro la Roma, al di là della delusione inerente l'aver perso il derby, porta in casa Lazio spunti importanti su cui riflettere. Oltre i tre punti mancati, infatti, cedere le armi ai ragazzi di Eusebio Di Francesco ha ridimensionato e non poco la rosa di Inzaghi, al centro di un momento straordinario di forma sia fisica che mentale. Non che una sconfitta complichi eccessivamente la corsa all'Europa, sia chiaro, ma il modo con cui la Lazio ha gestito la sfida è sintomo di un qualcosa che ancora manca per confermarsi definitivamente come una big del nostro calcio.
Scesa in campo con la solita disposizione tattica, il 3-4-2-1 in cui Immobile viene sostenuto da Luis Alberto e dalla "cerniera" Milinkovic-Savic, la Lazio ha iniziato meglio la sfida, mettendo in campo quella voglia di far male all'avversario confermata dalla rete di Immobile annullata, comunque, per fuorigioco. Con il passare dei minuti, però, i biancocelesti hanno sempre più abbassato il loro baricentro, lasciando il gioco alla Roma e concedendosi solo poche, sterili, sortite offensive. Scegliere un atteggiamento difensivo, con i due fluidificanti sempre allineati con i tre centrali, ha inevitabilmente portato la Lazio a compattarsi: tutto giustissimo, per carità, se a questa tendenza se ne associasse un'altra contropiedistica, che i ragazzi di Inzaghi non hanno però saputo mettere in pratica.
La Roma infatti, per tutto il primo tempo, ha spesso avuto il tempo di ragionare, di aggiustarsi il pallone, di lanciare Perotti o Kolarov dentro l'area di rigore avversaria. Escludendo l'unico giocatore in difficoltà al momento di palleggiare, Strootman, la squadra di Di Francesco non ha mai avuto problemi in fase di costruzione di gioco, bazzicando spesso la trequarti laziale dove il solo Lucas Leiva alla fine ha dovuto cedere le armi ai centrali avversari. L'inadeguatezza difensiva di Marusic e Bastos, sempre in difficoltà al momento di frenare Kolarov, ha limitato e non poco la manovra difensiva del primo tempo laziale, che già dalle fasi primigenie di impostazione non ha trovato la strada maestra.
Nella ripresa, dopo un primo tempo concluso in parità grazie all'agonismo e a qualche straordinario di Strakosha, l'atteggiamento troppo remissivo è stato massimamente pagato dagli "ospiti", che nel giro di dieci minuti subiscono il clamoroso uno-due giallorosso: prima ci pensa Perotti con un rigore procurato da Kolarov, poi è Nainggolan a fare 2-0 con una fucilata dalla distanza. In entrambe le occasioni pagano comunque le disattenzioni di Bastos, che prima frana sul terzino serbo e poi regala il pallone che genera il raddoppio giallorosso con un sanguinolento passaggio orizzontale.
Il 2-0 scuote alla fine la Lazio, che nonostante l'impegno non riesce a rendersi mai seriamente pericolosi dalla parte di Alisson. Se si esclude il rigore marcato da Immobile e generato da un tocco di braccio di Manolas, infatti, i biancocelesti si ingolfano ma non sfondano, portando molti uomini in avanti ma non creando troppi problemi alla retroguardia romanista. Mestamente, i sei minuti di recupero decretato da Rocchi sono solo di passerella, con la Lazio e Simone Inzaghi che raggiungono gli spogliatoi con tanto su cui riflettere.
Un derby, dunque, non tanto vinto dalla Roma quanto perso dalla Lazio, che come nella gara di andata della scorsa stagione ha subito troppo la pressione della sfida. I giallorossi di Di Francesco, abilissimi a prendere le misure agli avversari non hanno infatti dominato, sfruttando molto gli strappi dei propri campioni, mentalmente più predisposti a certe sfide. E' forse questo, il grande limite della Lazio di Inzaghi, bravissimo a tirare il meglio dai propri ragazzi sotto il profilo tecnico ma ancora lontano dalla gestione di un gruppo mentalmente pronto, ricco di giovani talentuosi ma avaro di calciatori abituati a certi palcoscenici.
Ora la Lazio non dovrà subire mentalmente la sconfitta: il campionato è ancora lungo e la lotta per l'Europa serratissima, con avversarie agguerrite e pronte a rubare la scena alla prima occasione. Dopo una profonda riflessione sui propri errori, dunque, i biancocelesti non potranno guardarsi indietro, evitando di tramutarsi in sale come fatto dalla moglie di Lot nell'episodio biblico. Cementificare e non distruggere il passato, facendo leva sulle cose positive per continuare a correre. Chapeau, comunque, alla vincitrice.