Il trittico di fuoco si chiude con un successo. L'Inter di Spalletti supera 3-2 la Sampdoria, domina la partita ben oltre il punteggio finale. Una prova di maturità interessante, che spalanca orizzonti alternativi al gruppo nerazzurro, ora in vetta. In attesa della risposta del Napoli, in campo in serata, la squadra di Spalletti assapora la prima posizione, si interroga sul suo ruolo all'interno della massima serie. Una variabile, una scheggia poco considerata solo qualche mese fa. L'Inter è in continua evoluzione, in costante crescita. Non cosa da poco la vittoria di ieri sera, per diversi motivi. Terza partita a stretto giro di ruota, dopo due gare dispendiose con Milan e Napoli. Terza partita contro una squadra di prima fascia, abile a giocare, anche in trasferta. Partita, infine, diversa, con l'Inter "costretta" a proporre, non solo a ripartire.
Ad emergere è ancora una volta Spalletti, il deus ex machina di questa Inter. Non muta l'undici iniziale, nessun cambio. L'ex Roma intende dare sicurezza a una creatura in divenire, non si fida ancora ciecamente dei ricambi (Joao Mario, stucchevole nella ripresa, dà ragione al suo allenatore). Contro una squadra con tre effettivi offensivi - un trequartista centrale, Ramirez, e due punte - Spalletti accorpa la sua linea di difesa, stringe D'Ambrosio e Nagatomo vicino a Skriniar e Miranda, oscurando la via centrale. Lì sbatte la Sampdoria, lì cade il progetto di Giampaolo. I due laterali bassi - educati alla perfezione - si allargano a fisarmonica per coprire eventuali discese e danno poi sostegno a Perisic e Candreva in fase di possesso. Meccanismi oliati, una chiara presa di coscienza del ruolo.
San Siro gradisce, perché vede una retroguardia granitica, supportata dal lavoro di recupero palla e disimpegno dei due mediani - Vecino e Gagliardini - e un gioco spumeggiante. Chiudersi a riccio per poi sfruttare l'ampiezza del campo. L'Inter taglia a fette la Sampdoria con improvvisi ribaltamenti - spesso è Candreva a proporre sul lato opposto per Nagatomo o Perisic - o con la progressione palla a terra. Una ragnatela che ha in Borja Valero il vertice alto. Ondeggia tra mediana ed attacco, riceve e smista. Candreva e Perisic affilano la lama, il gol che sblocca la partita proviene poi dal piazzato. Il tasso fisico consente all'Inter di sfruttare un'arma in più. Dopo le prove generali, ecco il tap-in di Skriniar. Manciata di minuti e botta volante di Icardi. 2-0, applausi. La partita va in archivio con la seconda segnatura dell'argentino, un manifesto spallettiano. Appoggio al centrocampista, palla in buca, cross al centro e gioco-partita-incontro.
Il finale smorza parzialmente l'entusiasmo e mette in mostra alcuni limiti attuali. Caprari è più mobile di Ramirez, l'Inter, se colpita in corsia, sanguina. Si amplia la distanza tra i vari interpreti, la Samp può colpire. Il primo gol nasce da un'errata lettura, figlia di scarsa concentrazione e naturale stanchezza. Quagliarella mette paura ad Handanovic, poi riaccende i timori milanesi. Epilogo in trincea, senza Vecino. Con J.Mario, il settore di mezzo perde in cattiveria e interdizione, Borja, arretrato, non riesce a reggere l'urto, le difficoltà sono conseguenza immediata. Difficoltà, tuttavia, preventivabili, perché la coperta è coperta e Spalletti deve operare con quel che ha. Contano i tre punti, conta il progresso d'insieme. Per la perfezione c'è tempo.