Il Napoli per reagire alla sconfitta patita in Champions contro il Manchester City, l'Inter per dimostrare di meritare le zone alte della classifica. Partenopei e nerazzurri gettano il guanto di sfida in un match dal fascino encomiabile. Meraviglioso e succulento crocevia, delineante andamenti simili, ma potenzialità del tutto differenti. La squadra di Sarri, miglior attacco e difesa meno penetrata del campionato, è a punteggio pieno, gli uomini di Spalletti rispondono con le medesime 5 reti al passivo, condite dal 19% di percentuale realizzativa di tiri nello specchio della porta, contro il 22% degli azzurri. Due differenti filosofie calcistiche a confronto, occhi puntati sulle scelte tattiche intraprese, geniali, prorompenti, accattivanti e caratteristiche. Il tecnico azzurro di Faella non è mai riuscito ad imporsi sul neo interista, come dimostrano le tre vittorie e un pareggio negli ultimi quattro scontri fra i due, ultimo in ordine cronologico, il capolavoro al San Paolo del certaldese, ovvero l'1-3 nel segno di Dzeko e Salah.
Il "Sarrismo" si è sempre infranto contro il muro targato Luciano Spalletti. Come può, uno dei concetti calcistici maggiormente apprezzati e considerati in Europa, infrangersi su una tale barriera tattica? Uno dei pochi limiti appartenenti alla Roma disegnata dal tecnico di Certaldo, poggiava le proprie fondamenta sulle incertezze difensive. Come dimostrano l'eliminazione nell'ultima Coppa Italia e la sconfitta nell'ultimo derby disputato, entrambe a favore della Lazio, la squadra di Spalletti soffre ripartenze, contropiedi e strappi improvvisi. L'alto baricentro e la disposizione ad imporre il proprio gioco mostra ampi margini di proiezione offensiva, dunque le caratteristiche dei due difensori centrali devono comprendere un efficiente lavoro, in presenza dei notevi spazi creati dalle importanti offensive generate. In sintesi, le spiccate qualità tecnico-tattiche del Napoli annesse ad una perfetta organizzazione, caratterizzata dal raggiungimento collettivo di un insieme di automatismi, fanno sì da concentrare su di se il pallino del gioco. L'esplosività di Nainggolan, le accelerazioni di Salah, la struttura fisica di Dzeko e l'armonia di Strootman, hanno consentito l'annullamento degli splendidi ingranaggi partenopei. Il Napoli è tuttavia, per qualità e quantità, superiore all'Inter. Jorginho e Diawara sono il fulcro delle complessive manovre proposte, le mezzali permettono al tridente di essere innescato attraverso suggerimenti eseguiti a memoria, l'estro e il talento di Insigne - qualora sarà della partita - manifestano la propositività del "Sarrismo", legato, complementariamente, all'estenuante lavoro difensivo di Callejon. I tagli in verticale di Mertens rappresentano l'arma in più; tutte queste varianti potranno impensierire la squadra di Spalletti, la quale non ha finora affrontato una formazione tanto ordinata, quanto pericolosa.
Il pareggio di Bologna non ha intaccato il percorso della Beneamata, poi sempre vittoriosa ai danni di Genoa, Benevento e Milan. La squadra del fiorentino tende a mostrare discontinuità fisica e psicologica nel corso delle partite; il derby implica una maggiore concentrazione nell'arco del match, ma soltanto grazie ai singoli, l'Inter ha prevalso sui cugini rossoneri. Il 4-2-3-1 risalta le qualità dei tre davanti e dei due di centrocampo; Candreva e Perisic ricoprono i ruoli a loro più congeniali, mentre Icardi, nei big match, scova errori e spazi concessi. Affrontando le medio-piccole, l'argentino trova difficoltà nel prevaricare le serrate retroguardie avversarie, concentrando l'attenzione sul dialogo con i compagni. La mediana spallettiana assembla, invece, l'intelligenza tattica di Borja Valero o la pulizia di Gagliardini ai polmoni e alle instancabili percussioni di Vecino, oramai perno imprescindibile delle trame di gioco interiste. La diligenza di Skriniar offre le sicurezze necessarie, degne di un reparto appartenente ad un concetto calcistico impostato sul gioco da dietro, l'esperienza di Miranda, in difficoltà, però, nella fase d'impostazione, integra perfettamente la spensieratezza dello slovacco; i terzini svolgono un ruolo rilevante, proponendosi costantemente nello scacchiere avanzato. Nota a margine per Samir Handanovic. Lo sloveno si è reso decisivo in almeno cinque degli otto incontri sin qui disputati, l'equilibrio nerazzurro pende molto sulle sue spalle; i meriti dell'ex Udinese sono molteplici e le proprie giocate determinano l'evoluzione delle gare. Il punto di vista di Spalletti concepisce, infine, un calciatore necessario sia in fase d'attacco, che in quella d'interdizione; il trequartista occupa una posizione utile allo sviluppo delle ideologie e quantomai consono all'assetto della squadra. Solidità difensiva, concretezza e fantasia a centrocampo e dirompenza sugli esterni, tracciano le metodologie incarnate dal modello spallettiano.
In caso di successo, il Napoli si porterebbe ad otto lunghezze momentanee dalla Juventus; in termini di sconfitta, l'Inter balzerebbe in testa al campionato. Più incantevole di così...