E' il 15 Aprile del 2017 e Zapata, all'ultimo secondo di partita, mette dentro il pallone regalando il pareggio al Milan nel derby contro l'Inter. E' un gol che fa impazzire la Milano rossonera e che, allo stesso tempo, fa tremendamente male a quella nerazzurra. Rimane un uomo a centrocampo, sulle ginocchia e quasi con le lacrime agli occhi, conscio del fatto che il suo gol non è servito ad evitare l'atroce beffa. Però nel calcio, come nella vita lo sappiamo, tutto ritorna e non è un caso che esattamente sei mesi dopo, quell'uomo in lacrime, segni una tripletta regalando il derby alla sua Inter. Sì, perché di quella squadra lui è il capitano, lui è Mauro Icardi.
Una serata perfetta dall'inizio alla fine, anzi nel finale anche di più con quel copione stravolto, cambiato e quelle lacrime che hanno trapassato la tristezza per diventare gioia e anche rivalsa nei confronti di chi lo aveva criticato per esser stato, in passato, poco decisivo nella stracittadina. La miglior risposta è stata la tripletta, cinque anni dopo quella di Milito (nel derby vinto 4-2) ed un fiuto del gol che, in questo momento, pochi hanno in Europa. Non è un caso che la città natale di Maurito sia Rosario (la stessa di Messi) e non è un caso che in questa stagione abbia messo il timbro già nove volte in otto partite e nelle sfide importanti, vedi Roma e Milan, ha segnato cinque dei sei gol messi a segno dai nerazzurri.
Senso della posizione, istinto da sicario e freddezza: ieri sera c'è stato tutto questo nei tre gol dell'argentino,che sblocca e chiude il derby come se fosse un sogno da cui non ci si vorrebbe svegliare mai. Apre le danze subito, quando si infila tra Musacchio e Bonucci e gira col destro di prima sotto la curva del Milan. Ringrazia Candreva per il cross e nel secondo tempo, nel momento di maggiore difficoltà della sua squadra, strappa il pallone a Biglia e fa partire l'azione che lui stesso conclude con un esterno fantastico su cross di Perisic, è l'istinto del killer. E' la capacità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto e, a soli 24 anni, sono già 90 gol in Serie A in 164 partite. Numeri da urlo per l'attaccante che con la maglia dell'Inter ne ha già fatti 80 in Serie A in 133 partite e 87 in totale in 154 presenze.
Nel frattempo, però, il Milan pareggia, ma all'ultimo secondo Rodriguez regala ad Icardi l'opportunità di cambiare il destino. Di stravolgere tutto a sei mesi dalla beffa nella porta opposta. Guarda occhi negli occhi Donnarumma e lo batte come se quello li fosse il rigore più semplice del mondo, come se quella palla fosse piuma al vento, ma intanto è 3-2 e San Siro, sponda nerazzurra, impazzisce. E' nato a Rosario, l'abbiamo detto, quindi si toglie la maglia e mostra il nome imitando il gesto di Messi, suo compagno in Nazionale con tanto di foto insieme dopo la sfida vinta con l'Ecuador. Spalletti gli concede la standing ovation e tutti si alzano in piedi per omaggiarlo, anche la Curva Nord, con cui ha avuto più di una frattura dopo la sfida col Sassuolo di due anni fa e la tanto discussa autobiografia.
Una vita fa, un'era geologica, perché adesso ci sono altri protagonisti. C'è il condottiero Spalletti, c'è una squadra che lotta e il sicario di Rosario che a fine partita parla cosi con il pallone in mano: "E’ una gioia speciale che non si può proprio spiegare, mi sa che questo pallone me lo terrò per un bel po' e stanotte dormirò poco. A qualche compagno avevo detto che avrei fatto tre gol e ora mi porto a casa il pallone e me lo tengo stretto. Le critiche su di me? Io lascio parlare e parlo in campo. Aiuto la squadra in campo e parlo con i gol. Non si può segnare sempre, ma sono contento per me e per l’Inter. E’ ancora presto per parlare di Scudetto, stiamo facendo le cose per bene e dobbiamo continuare su questa strada. Ora dobbiamo pensare alla prossima gara, che sarà una partita speciale perché il Napoli è primo, gioca benissimo e dovremo interpretare la gara nella maniera giusta".
Sei mesi dopo, il destino ha cambiato le carte in tavola, Icardi ha cambiato le carte in tavola e adesso l'Inter può sognare con il suo killer ma, soprattutto, il suo capitano.