"Mi aspetto ulteriori segnali di crescita sotto tutti i punti di vista. Una vittoria aumenterebbe l’autostima di un gruppo che si sta già dimostrando compatto e totalmente coinvolto dal nuovo corso tecnico". Testo e parole di Javier Zanetti, vicepresidente e dirigente dell'Inter che approccia il derby della Madonnina forte di sei vittorie ed un pareggio nelle prime sette gare stagionali disputate. Diciannove punti, come la Juventus, a due di distanza dal Napoli capolista per la squadra di Luciano Spalletti, indicato dall'ex terzino argentino come il valore aggiunto della squadra in questo scorcio di stagione.
"Il nostro tecnico dedica tutto se stesso al lavoro, è sempre sul pezzo e ha uno staff di altissimo livello. Guarda negli occhi la squadra in ogni occasione, è sincero, leale e geniale, e per questo i giocatori lo seguono ciecamente".
Dal tecnico alla squadra, a detta di molti addetti ai lavori ancora incompleta per puntare alla vittoria del campionato. Tuttavia, Zanetti non si pone limiti e guarda con fiducia al futuro della truppa neroazzurra.
"Premetto che per noi la squadra ha già un grande valore tecnico, siamo convinti che il gruppo sia solido e completo. In generale in questa stagione vogliamo e possiamo dare fastidio a tutti, poi l’obiettivo principale è sicuramente quello di tornare in Champions League. Anzi, dobbiamo tornare nell’Europa che conta, lo impone la storia del club. E vincere domenica ci porterebbe fuori dal gruppone, avrebbe il sapore di un primo importante strappo. Stiamo costruendo un grande futuro, sia come società sia come squadra, i tifosi possono stare realmente tranquilli. Suning è una garanzia in questo senso".
Infine, in vista del derby di domenica sera, queste le premesse di Zanetti, che guarda così ai rivali del Milan, prima di concentrarsi sull'avversario più difficile affrontato nella stracittadina: "Mi aspetto un Milan pericoloso, gara d’altronde decisiva per entrambi nella corsa per la Champions. Sarà un grande derby. L’avversario che ha sofferto di più? Kakà, un mostro, era ovunque, velocissimo, quasi immarcabile. Ricordo una corsa a due con lui, una ripartenza terribile, riuscii ad accompagnarlo a fondo campo, venne giù San Siro per applaudirmi, ma io ero letteralmente senza ossigeno alla fine di quella volata".