Al triplice fischio finale, Luciano Spalletti può tirare un sospiro di sollievo. Il suo passeggiare davanti alla panchina, nervoso, è sintomo di instabilità, di poche certezze: qualcosa non quadra. Uscire da Bologna e dal Dall'Ara indenni, per quel che si è visto durante la gara, è indice tuttavia positivo, di solidità e di unità di squadra, che nelle avversità si unisce, si compatta, difende il risultato e l'imbattibilità. E non è affatto poca cosa. Le difficoltà, tante, oggettive, incontrate dalla sua Inter in terra felsinea, hanno confermato i segnali non troppo confortanti della trasferta di Crotone. I neroazzurri continuano a faticare fin troppo in fase di costruzione, soffrono nell'impostazione da dietro, vengono inoltre travolti troppo spesso dall'intensità e dall'irruenza fisica del centrocampo bolognese di Donadoni. Resta il punto, quello sì, da portare a casa e custodire con cura, anche se qualcosa va cambiato.
L'approccio alla gara è di quelli migliori, quantomeno in apparenza. L'Inter prende immediatamente il gioco in mano, approfitta di un Bologna fin troppo remissivo ed intimorito per impostare la manovra a piacimento. Quest'ultima, però, risulta lenta e farraginosa - "siamo andati più piano del solito, abbiamo insistito troppo sul palleggio a metà campo riportando la palla spesso dietro. Ci vuole velocità" ha sentenziato nel post gara - macchinosa e poco proficua, sterile: la sfera viaggia in orizzontale, i padroni di casa chiudono a piacimento le linee di passaggio schierandosi in venti, massimo trenta metri, con nove uomini e Petkovic davanti a fare da boa. Il risultato, al primo scossone dato da Verdi e compagni, è quello che infonde fiducia e tranquillità alla squadra di Donadoni, la quale da quel momento in poi alza il baricentro dell'azione scrollandosi di dosso quel timore reverenziale iniziale e grazie all'apporto dei tre mediani imbottiglia l'Inter nella propria metà campo. La posizione di Borja Valero, fin troppo bassa per poter esprimere le sue qualità, è sì necessità per aiutare la difesa ad uscire palla al piede, ma risulta dannosa in fase di non possesso, dove il solo Vecino stenta a coprire in larghezza il campo; lo spagnolo va fin troppo presto in balia delle onde formate da Donsah, Pulgar e Poli e viene quasi mai coadiuvato da Joao Mario, il quale in fase di possesso stenta a trovare la posizione tra le linee spalle alla porta, così come non riesce a dialogare con i compagni e mettere in condizione gli esterni d'attacco ed Icardi di rendersi pericolosi.
Ne scaturisce una gara di sofferenza, estrema, nella fase di gestione della sfera nella propria trequarti: Handanovic conferma le difficoltà palla al piede - meglio tra i pali, decisamente - al pari dei centrali e dei terzini, che quasi mai riescono a far uscire palloni puliti dalla propria sfera di campo. Fase di gioco nella quale il Bologna capitalizza soltanto al trentesimo, ed alla quinta nitida palla gol, una pressione costante: Di Francesco e Verdi risultano imprendibili sulle corsie laterali, si scambiano sovente posizione senza dare punti di riferimento ai terzini rivali, che ne soffrono velocità ed imprevedibilità. Da una palla recuperata centralmente, sull'ennesimo errore in fase di impostazione interista, nasce l'azione del gol di Verdi. La reazione non è quella che ci si aspetta nel quarto d'ora che separa i meneghini dall'intervallo e Spalletti, negli spogliatoi, è costretto a cambiare volto alla sua squadra.
L'ingresso di Eder conferisce maggiore velocità agli avanti neroazzurri (ed anche un supporto offensivo migliore per Icardi, troppo isolato nei primi 45 di gioco), anche se la musica cambia tono ma non di tantissimo. E' la condizione fisica del Bologna a fare invece la differenza e, nonostante i felsinei restino a galla, la pressione neroazzurra si fa sempre più insistente, con una infinita serie di punizioni dalla trequarti e di calci d'angolo che fotografano appieno il cambiamento dell'inerzia della gara. L'Inter soffre meno, anche perché la benzina nel serbatoio di Verdi e Di Francesco finisce con il passare dei minuti, così come l'intensità del pressing bolognese e la lucidità dei felsinei in fase di ripartenza. Gli errori dei padroni di casa danno fiducia ai neroazzurri, infondono carica adrenalina che sfocia in azioni molto più veloci e leggermente più ariose rispetto al primo tempo.
Il pari tutto sommato non è giusto, ma premia la solidità di una squadra che quantomeno resta tale nelle avversità. Da premiare, per il momento, resta questo aspetto, fondamentale e basilare nel processo di crescita impostato da Spalletti, indispensabile se si vuole guardare al futuro con fiducia. Tuttavia, il tecnico di Certaldo deve trovare le carte giuste nel suo mazzo per voltare pagina alle sfide contro squadre con determinate caratteristiche: il centrocampo a due, con Borja Valero e Joao Mario, risulta compassato e fin troppo leggero e, se non si riesce ad avere il pallino del gioco in mano per gran parte della contesa, l'imbarcata è dietro l'angolo. Imprescindibile, in tal senso, potrebbe essere il recupero di Marcelo Brozovic, il quale con il suo dinamismo potrebbe dare alla mediana interista un volto diverso, molto più energico ed operoso.
L'Inter tuttavia torna a casa con l'imbattibilità confermata e, in vista dei prossimi impegni, è un risultato più che positivo. Il bicchiere non è né mezzo pieno né mezzo vuoto, perché sono tanti ancora gli aspetti e le indicazioni da valutare, così come la crescita di una squadra che tuttavia sembra iniziare a costruire qualcosa di concreto su una base molto solida. Il meglio deve ancora venire.