"Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione".
Il Perozzi ed il maestro Mario Monicelli non avranno di certo pensato a Simone Verdi quando nel loro famigerato Amici Miei - atto primo - hanno portato in scena questa battuta, che tuttavia fotografa meravigliosamente il talento del venticinquenne ambidestro di Broni. Un'altra magia, un altro lampo di assoluta genialità, un guizzo che squarcia in due la scena del Dall'Ara, mandandolo in visibilio dopo mezz'ora della gara in scena contro l'Inter di Luciano Spalletti. Bologna aspetta Verdi, Verdi si prende il suo Bologna, lo conduce per mano, se lo carica sulle spalle, fa le prove tecniche di crescita e maturità, personale prima ancora che di squadra - non ce ne vogliano i felsinei.
Fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione: in quei quattro, forse cinque secondi di azione c'è tutto Simone Verdi e la sua smisurata classe. Destro e sinistro, controllo e siluro all'angolo dove Handanovic (!) non può arrivarci; tutto in pochi secondi. Il portiere più in forma del campionato, quello che ha subito meno gol di tutti fino ad ora nelle prime quattro giornate, si inchina al mancino velenoso dell'esterno di Donadoni, la cui parabola illumina la scena della serata emiliana.
Nella partita di Verdi c'è però tanto altro, il gol e l'azione dalla quale nasce è soltanto la ciliegina sulla torta di una prestazione enorme, per qualità e per quantità. Svaria su tutto il fronte d'attacco, si sposta da destra a manca, per finire al centro in diverse occasioni senza dare punti di riferimento alla spaesata difesa neroazzurra; ci prova da fermo, dal fondo, risulta imprendibile.
Spirito di sacrificio, abnegazione e voglia di mettersi al servizio della squadra anche in fase di ripiegamento sono quei cardini sui quali puntare dritti per la consacrazione e maturità definitiva. L'intento è quello di provare ad entrare nell'ottica di idee che per diventare grandi tra i grandi bisogna sostituire queste caratteristiche, mentali prima ancora che tecniche, al posto di quello specchio che spesso si porta nelle tasche dei pantaloni e nel quale tende a piacersi fin troppo.
In tribuna c'è Giampiero Ventura, tecnico dell'Italia che scruta all'orizzonte e vede sempre più roseo lo sbocciare dei petali del giovane Verdi. Adesso, però, Simone deve pensare a sé stesso, ad una crescita che ci si attende da fin troppo tempo. Dovrà dimostrarlo, con personalità e carisma, aspetti i quali fanno la differenza tra un ottimo giocatore ed un potenziale campione. Adesso, la parola, su cosa fare da grande, spetta a lui.