Mauro Icardi è, in particolare da quando è stato nominato capitano dell'Inter, uno dei giocatori più criticati degli ultimi anni in Serie A. Un po' per le sue vicende fuori dal campo (che non troveranno spazio in questo pezzo), un po' per il suo modo di giocare. L'argentino è infatti un centravanti sia classico che moderno, poco partecipe alla manovra come un qualsiasi numero 9 di trent'anni fa, ma in grado di finalizzarla in qualsiasi maniera, come sta facendo un certo Cristiano Ronaldo, con la numero 7, negli ultimi anni al Real Madrid. Un paragone eccellente, estremamente eccessivo di sicuro, ma che rende l'idea del livello di gioco che in queste prime due giornate di campionato la punta del Biscione è riuscito a raggiungere, sotto la saggia guida di Luciano Spalletti. In questa maniera, gli appunti che il sudamericano ha subito nelle annate precedenti sono sparite.
Ok, Fazio ha dei tempi di riflessione un po' lunghi. Ma la girata vale il prezzo del biglietto.
A dire il vero, le doti tecniche del Cañito sono sempre state poco messe in discussione. Ovviamente queste contemplano principalmente la fase realizzativa, ma spaziano anche in capacità non comuni d'assistenza (7 passaggi decisivi l'anno scorso in campionato) ed altri, buoni, fondamentali come la conduzione e il controllo palla. Ciò di cui si discute è il suo atteggiamento, al limite del provocatorio sia nella sua esultanza con gli "orecchioni" che talvolta in alcune sue prestazioni, quando magari la squadra avrebbe avuto bisogno di un appoggio più continuo. Ma non si può chiedere ad un classe 1993 di andare oltre le proprie caratteristiche, quelle che producono essenzialmente gol, tanti gol (82 in 148 presenze da quando è a Milano), come risultato finale. E allora la critica si è spostata su un altro aspetto: il peso delle marcature, un pensiero legittimo visto quanto avvenuto nel 2016-2017.
Siamo ancora ad agosto, ma sembra proprio che adesso il volto dell'interista sia cambiato, con la nuova guida tecnica che sta finalmente esaltando le caratteristiche di questo straordinario attaccante anche nei match più complicati. Nelle prime due uscite ufficiali dell'annata, l'argentino ha segnato due volte di destro, una volta di testa e una volta di rigore (guadagnato da lui stesso), ma ha mostrato importanti progressi sotto l'aspetto mentale, nel momento in cui la sua squadra per 60 minuti è stato dominata all'Olimpico - dentro al quale lui stesso viveva il tabù di non aver mai segnato. Primo pallone, partita praticamente risolta: il resto l'ha fatto un po' di debolezza avversaria di non sapersi più rialzare.
Nelle prospettive di Spalletti, dunque, il capitano assume un ruolo importante che prescindere da quanto potrà portare a livello tecnico, che ovviamente la fascia attribuisce a chi la indossa ma che non si era certi che il 24enne fosse pronto a sopportare. Invece, giunti alla sosta, abbiamo già una risposta a riguardo: il numero 9 è una certezza assoluta, probabilmente l'unica della squadra in tal senso, ed è innegabile che la sua importanza adesso crescerà di molto. Chissà che così non riuscirà a raggiungere il sogno del Mondiale 2018: intanto, l'Argentina non è sicura di esserci in Russia e, nel suo percorso di qualificazione, Mauro Icardi c'è.