Quello della Lazio finora è stato, come al solito, un mercato fatti di colpi in sordina, di nomi non grossi ma funzionali, come quello di Lucas Leiva. Nell'occasione della sua presentazione ufficiale ai media biancocelesti, il brasiliano ha potuto rilasciare le sue prime parole come giocatore delle Aquile: andiamo a rileggerle, come riportato da TuttoMercatoWeb. Le prime impressioni su città e squadra sono positive per lui: "Buon pomeriggio a tutti, spero di poter parlare in italiano in alcuni mesi e non usare il traduttore. Le mie prime impressioni sono davvero buone, tutta la squadra e lo staff mi ha fatto sentire davvero bene. Abbiamo una ottima squadra e se remiamo tutti dalla stessa parte, possiamo fare grandi cose".

La pressione della Serie A non sarà un problema per uno che ha coperto il buco lasciato da Steven Gerrard al Liverpool: "Nessuno può sostituirlo: quando ha deciso di ritirarsi ho provato a riempire il buco che ha lasciato, ma quando una squadre perde un giocatore di questo livello è necessario trovare soluzioni con più di un giocatore".

C'erano tante pretendenti, come ogni anno, per il mediano sudamericano, che ha sempre rappresentato un'opzione low-cost per il mercato su scala internazionale. Ecco i motivi della scelta indirizzata verso la Capitale: "Ho deciso di venire qui perché ci sono tante cose positive qui: la squadra è reduce da un'ottima stagione, possiamo giocare in Europa. Ho parlato con dei giocatori prima di venire e mi hanno parlato tutti bene della Lazio. Venire in Italia inoltre era una cosa che volevo fare, una sfida che volevo fare. Non vedo l'ora di essere utile per la Lazio e spero di essere parte di un progetto vincente".

Per un playmaker, l'intesa con i compagni di reparto è fondamentale. Rispetto alla Premier League ovviamente il ruolo è qui inteso in maniera diversa e, anche se classe 1987, il giocatore è a disposizione per migliorarsi: "Nelle ultime settimane ho imparato che il ruolo di playmaker in Italia e in Inghilterra sono cose molto diverse. Sto imparando, parlo tutti i giorni con l'allenatore e i compagni, credo di poter aiutare molto la squadra e spero di adattarmi molto rapidamente alla squadra e al calcio italiano".

Le ispirazioni calcistiche di un brasiliano nato alla fine degli anni '80, se legate all'infanzia, non possono che essere connesse ad un uomo solo: "Ronaldo era il mio preferito, ma non giocava nel mio ruolo (ride). Gilberto Silva era un giocatore che mi piaceva in Brasile, con tante qualità soprattutto tattiche. In Brasile abbiamo tanti grandi giocatori a cui guardare, ma in Nazionale era lui che guardavo per imparare. Era un giocatore fondamentale per la squadra".

L'importanza della tattica in Italia ha avuto, in qualche modo, un peso nelle preferenze del ragazzo: "Come ho detto prima, volevo venire da tempo in Italia e quando l'offerta è arrivata ho colto l'opportunità, anche perché credo che il calcio italiano possa essere adatto al mio tipo di gioco". Per non parlare del fatto che il 30enne mediano ha discendenze italiane: "Anche questo ha contribuito, mi ha aiutato nella decisione. Ricordo mio nonno che parlava tanto dell'Italia e io purtroppo non ho avuto la possibilità di venirci spesso".

E già bisogna parlare in ottica Supercoppa Italiana. La sfida contro la Juventus entusiasma Lucas Leiva, che si ritiene pronto sia fisicamente che mentalmente: "Mi sento molto bene, sono arrivato abbastanza presto e fatto buona parte della preparazione, anche se è chiaro che d'ora in poi la condizione è destinata a migliorare. Domenica abbiamo una partita importante, l'opportunità di iniziare la stagione con un trofeo e la squadra sente la partita".

Sempre a proposito della partita, la formula per battere una squadra come Madama qual è? "E' una delle squadre più forti al mondo, ma le finali vanno giocate. Giochiamo contro una squadra molto forte ma abbiamo le nostre chances: li rispettiamo ma crediamo anche di poter vincere".

Prima di Simone Inzaghi, il brasiliano ha conosciuto manager come Benitez, Dalglish e Jurgen Klopp, e racconta ognuno di questi: "Benitez è stato un manager speciale per me, mi ha portato a Liverpool e ha creduto in me. In termini tattici è stato importantissimo. Dalglish è stato come un padre, dà tanta fiducia ai giocatori . Klopp è un tecnico molto intenso e che chiede tanto ai giocatori. Ora lavorando con Simone vedo come gli piaccia la perfezione, lavori tanto sui dettagli e ci chiede di provare le cose, senza timore".

Lasciare la Merseyside non è stato facile, ma sui social il ragazzo ha dimostrato di essersi abituato e lo conferma: "E' stato difficile lasciare Liverpool, è stata la mia casa per tanti anni e di sicuro continuerò a seguire la squadra ancora a lungo. La Lazio però mi ha fatto sentire subito bene, mi sento già a casa qui, qui tutti sono amichevoli e cercano di aiutarmi e farmi sentire a mio agio".