Uno degli attaccanti più forti degli ultimi vent'anni, Miro Klose, capace di infiammare i cuori dei propri tifosi a suon di goal. Uno di quelli che, nonostante i trentanove anni, farebbe ancora comodo a tanti club. Dopo la sua esperienza con la maglia della Lazio, condita da ben 54 reti, il bomber tedesco ha appeso le scarpe al chiodo, entrando nello staff di Low e non manifestando alcun segno di pentimento: "Il calcio giocato è il passato - ha detto in un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport- ogni tanto faccio una partitella ma non sento il richiamo. La mia strada è quella di allenare, a settembre inizierò il corso per prendere il patentino A". 

Nonostante la distanza, Klose segue ancora la "sua" Lazio, plaudendo la lavoro di Simone Inzaghi: "Continuo a seguire i risultati della squadra, resto pur sempre un tifoso. Inzaghi ha fatto davvero un ottimo lavoro, la stagione è stata positiva. Immobile? Anche lui s'è fatto valere, come tutti gli altri". Non di molte parole, Klose, che ha sempre preferito il campo per confermare il proprio valore. Ora, con Low, cercherà di svelare i suoi segreti alle nuove leve offensive, interpretando un ruolo particolare ed importante: "Sono integrato bene, ci confrontiamo. Studiamo le mosse per i nuovi avversari, appena finito si ricomincia con la prossima gara".

Passaggio obbligato, poi, sui calciatori che segue con Low, su tutti Werner e Stindl, capocannonieri della Confederations Cup: "Sono giovani ed hanno voglia di fare. Sandro Wagner è molto simile a Mario Gomez per movimenti e fisico. Stindl è più veloce fra le linee, ha dinamismo e velocità". Il successo, come spesso capita, potrebbe dare alla testa, e Klose lo sa, "ammonendo" i suoi pupilli: "Bisogna restare con i piedi per terra, anche se qui non volano troppo in alto. Se c'è un problema ne parliamo assieme. Volevamo far giocare tutti ottenendo buoni risultati, ora vogliamo la finale". 

Interessante, inoltre, l'analisi di Klose sull'evoluzione atletica dei calciatori tedeschi: "La generazione dopo la mia, quella di Lahm e Schweinsteiger, arrivava a giocare fino ai 34 anni. Quella successiva, di Gotze, può arrivare fino ai trenta. Adesso i ragazzi sono pronti già a 16 anni, solo che una carriera dura al massimo 15 anni e se inizi presto...I viaggi, il continuo girovagare ti logora, alla fine dici basta". In ultimo, il bomber ex Bayern Monaco tesse le lodi di Low: "Quando giocavo mi chiedevo come poteva fare tutto quello che fa. Poi ho capito che dietro c'è lavoro, lavoro e lavoro. Giù il cappello per lui".