Ultimi battiti di Inter. Due giornate, quantomeno per l'orgoglio. Obiettivi sfumati, la fiammella europea è legata ad altri fattori, dipende da altre squadre. Dopo il debutto in difetto, Vecchi chiede una risposta, un'inversione di rotta, da uomini. La classifica conta il giusto, l'Inter, sepolta intorno alla settima - ottava posizione, guarda al futuro. Tecnico e mercato, la suggestione Conte, il reale Spalletti, nel mezzo una margherita che assume via via proporzioni importanti. Il campo reclama attenzione, pochi hanno il giusto spirito. Pesano le assenze, ma è soprattutto un discorso mentale. Kondogbia deve scontare la seconda giornata di squalifica, Ansaldi, Miranda ed Icardi convivono con problemi fisici. 

Undici da ricostruire, quindi. Medel è l'ago della bilancia, può collocarsi nei quattro dietro o tornare all'antico, rivestire i panni dell'intenditore puro in mediana. Il modulo è il 4-2-3-1, con la presenza di Brozovic ad oscillare tra centrocampo e trequarti. 4-2-3-1 malleabile, 4-3-3 all'occorrenza. Andreolli - Murillo la coppia centrale di difesa, Medel nel caso a rilevare il colombiano, con l'inserimento nella zona nevralgica di Joao Mario. D'Ambrosio a destra, a sinistra ancora Nagatomo, Santon l'alternativa. Gagliardini è il punto d'equilibrio, il distributore di palloni, con licenza d'inserimento. 

Nell'apparato offensivo, una sola rivisitazione. Senza il capitano, tocca ad Eder, questa volta da prima punta, dopo una stagione a singhiozzo da esterno. Candreva e Perisic in corsia, a disposizione anche Pinamonti, fresco di rinnovo, di investitura. Gabigol è nella penombra, chiede spazio a getto continuo, valuta altre ipotesi. 

La novità dell'ultima ora può essere Banega, difficile all'Olimpico, difficile contro una compagine che corre, lotta e segna. In fiducia, a differenza dell'Inter.